Lucchini: tutto tace sul fronte Smc
Il gruppo arabo ha lasciato Piombino, dividendosi tra Udine e Roma. Giovedì sindacati al Mise per l’Accordo di programma
PIOMBINO. Ancora tutto fermo sul fronte dell’offerta vincolante sulla Lucchini annunciata sabato scorso da Khaled al Habahbeh, patron della Smc: il gruppo arabo ha lasciato già lunedì PIombino e il Calidario di Venturina, dove alloggiava, dividendosi tra Udine dove l’ingegner Roberto Sabot starebbe lavorando alla puntualizzazione del piano industriale, e Roma. Nella capitale ci sarebbero il presidente della Smc e l’amministratore delegato Alì Ghammagui, impegnati nella definizione dello schema finanziario in grado di portarli all’offerta vincolante.
Nella sostanza sarebbero impegnati con una banca internazionale per ottenere, in cambio di garanzie economico-finanziarie, quella fidejussione da 300 milioni da accompagnare all’offerta vincolante per la Lucchini. I cinque giorni come termine massimo che al Habahbeh aveva fissato per l’offerta vincolante scadono giovedì 3, in realtà la ricapitalizzazione della Smc era stata annunciata per il giorno dopo, venerdì 4 aprile.
«Non resta che aspettare – dice il segretario della Uilm, Vincenzo Renda – certo noi giovedì saremo al ministero dello Sviluppo, e sarebbe estremamente positivo andare a quel tavolo con la notizia della formalizzazione dell’offerta vincolante da parte degli arabi. Io credo che la Smc sia determinata».
Giovedì al Mise in ogni caso si parlerà dei contratti di solidarietà (in scadenza il 12 aprile), dell’Accordo di programma e degli ammortizzatori sociali da estendere all’indotto se l’operazione araba non andasse in porto.
Intanto continuano a circolare con insistenza le voci che all’altoforno, dove il minerale sta finendo, ci si stia preparando alla fermata.
di Cristiano Lozito 02 aprile 2014
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