Perché Piombino non deve chiudere
#Piombinonondevechiudere, sembra un hashtag come tanti altri ma non lo è perché si riferisce alla lotta che ormai da anni stanno portando avanti, lavoratori, sindacati e istituzioni del territorio- Regione compresa-, per cercare di salvare le acciaierie Lucchini di Piombino.
“Piombino non deve chiudere“: ormai negli ultimi mesi si è condensata in questa breve frase la speranza non solo dei molti lavoratori diretti e indiretti nel comparto dell’acciaio dell’industria piombinese ma anche la speranza di una città e di una zona che sa perfettamente che, una volta chiusa la Lucchini, senza neppure un progetto alternativo, a chiudere sarà interamente la città di Piombino. A dire il vero, quando un paio di mesi fa mi sono fermata una mattinata in città ed ho girato come un tempo per le vie ed i negozi si respirava un clima da dopoguerra, anche se io a quei tempi non ero ancora nata. Negozi storici chiusi, negozi aperti e spesso ridimensionati: il caso che mi ha fatto più impressione è stato quello della Coop di Via Gori, nel centro della città!
Un’atmosfera surreale che non ho vissuto neppure quando negli anni del liceo gli operai scioperarono per un mese senza prendere alcuno stipendio per cercare, anche allora, di salvare il proprio lavoro che per loro significava soprattutto la possibilità di dare un futuro ai propri figli. Anche il famoso film di Paolo Virzì “La bella vita” con Sabrina Ferilli, racconta di Piombino e delle acciaierie. Anche noi studenti allora facemmo la nostra parte, durante il corteo e le manifestazioni accanto ai lavoratori. Eppure, nonostante i sacrifici e la limitatezza delle risorse di allora, c’era un’aria di riscatto e di lotta che faceva sembrare che tutto avesse comunque un senso. C’era un grande senso di solidarietà diffuso.
I piombinesi stanno ancora lottando per chiedere di evitare la chiusura dell’altoforno perché per loro significa la fine definitiva di ogni speranza per il loro lavoro e per il futuro dei loro figli. C’erano molte attese su un eventuale acquirente che potesse investire nelle acciaierie anche per una riconversione ma oggi dalla stampa locale si è appreso che il presidente della SMC (la società in questione) Khaled al Habahbeh sarebbe al centro di un’indagine della Procura per turbativa d’asta e falso in atto pubblico. Un provvedimento che sarebbe seguito ad un esposto presentato dallo stesso commissario della Lucchini, Piero Nardi.
Lo stesso presidente della SMC, pochi giorni fa, in una conferenza stampa, aveva riferito di una ricapitalizzazione importante della società ma oggi arriva l’ennesimo colpo alle speranze dei lavoratori.
Intanto le RSU, secondo fonte Ansa, hanno dichiarato che per protesta sono pronte a non votare alle elezioni europee e temono che tutto ciò stia accadendo per fermare l’acquirente interessato. Fim, Fiom e Uilm hanno chiedono che Smc, se ha possibilità di farlo, presenti un’offerta vincolante. “Ostacolare tali proposte avanzando sospetti per bloccare tutto, è irresponsabile“.
Spero solo che i miei concittadini riescano ad avere voce, a farsi sentire e a non morire nell’indifferenza generale di un sistema che mette in ginocchio sempre i più deboli, senza dare loro una via d’uscita. E non è retorica, purtroppo.
L'UNITA' Valentina Caffieri 2014-04-08
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