Piombino, il governo ascolti gli operai. Salverà lo stabilimento e farà risparmiare milioni di euro
Pubblicato: 23/04/2014 12:35
Gli operai di Piombino si sono rivolti al Papa per essere ricordati nelle sue preghiere e magari menzionati nei suoi discorsi; con una sorta di istinto popolare si sono messi in rapporto con chi ha mostrato di sapersi connettere con i sentimenti e con i bisogni di chi soffre.
Oggi per Piombino è un giorno drammatico perché iniziano le operazioni di spegnimento dell'altoforno, che non sarà più riacceso, chiudendo così l'area a caldo, il cuore della siderurgia. Stupisce che la più grave crisi industriale e siderurgica del paese in questo momento non sia al centro del dibattito politico o che peggio ancora, sia relegata ad una questione localistica, di una classe operaia ormai retrò destinata alla sconfitta, come se l'industria siderurgica non fosse indispensabile ad uno sviluppo moderno per un paese a vocazione manifatturiera.
È quella classe operaia che è riuscita finora in modo sorprendente a mandare avanti un altoforno ormai obsoleto, mantenendolo in funzione pure con una produzione limitata. Ciò che gli esperti erano portati a pensare quasi impossibile a farsi.
Esiste un progetto per rispondere a questo collasso produttivo. Sono stati gli stessi lavoratori ad elaborarlo, proponendo alle istituzioni una riconversione ecologica del polo siderurgico con nuove tecnologie meno inquinanti e più efficienti, e un minore volume di produzione in sintonia con il piano europeo per la siderurgia. La Regione ha messo grandi risorse per rendere possibile questo progetto e le iniziative connesse (porto, viabilità, ecc).
Ora tocca al governo assicurare risorse adeguate sulla bonifica delle aree e sulla viabilità per la zona industriale. Di questo si discute oggi a Roma, dove sono anch'io con la convinzione di apporre la firma all'accordo di programma solo quando le garanzie saranno sufficienti. Ma non è solo di questo che voglio parlare, perché la cosa più sorprendente è che i lavoratori avanzano una proposta che farà risparmiare allo Stato decine di milioni di cassa integrazione e consentirà a loro di presidiare lo stabilimento nell'attesa che siano realizzate le iniziative di riconversione.
I lavoratori chiedono un contratto di solidarietà, come già altri ne abbiamo fatti in Toscana anche con il contributo della Regione. Vogliono lavorare alle bonifiche ambientali, allo smantellamento dei vecchi impianti e vigilare che le nuove tecnologie vengano effettivamente installate.
A me non vengano altre parole da pronunciare che quelle classiche della sinistra, oggi più attuali di sempre: la classe operaia, i lavoratori, i tecnici, gli ingegneri di Piombino sono classe dirigente per il Paese perché contro il declino industriale e l'assenza di politiche nazionali e governative adeguate, di cui certo loro non sono responsabili, hanno un progetto, lottano per il rilancio produttivo, per un industria moderna compatibile con l'ambiente e in grado di garantire un'occupazione qualificata.
Io penso che, dopo gli anni di una certa ubriacatura liberista e di una certa subordinazione culturale, la sinistra deve ripartire da lì: dalla centralità del lavoro e dall'idea della classe operaia come classe dirigente del
Paese, in grado di mettere al centro gli interessi nazionali e una nuova idea di sviluppo. Piombino è una sfida e può essere un nuovo inizio.
Paese, in grado di mettere al centro gli interessi nazionali e una nuova idea di sviluppo. Piombino è una sfida e può essere un nuovo inizio.
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