domenica 20 aprile 2014

Un lungo percorso per rilanciare l’industria

Un anno di “solidarietà” alla Lucchini, possibilità anche per le imprese E ai primi di maggio Sajjan Jindal potrebbe incontrare sindacati e istituzioni



di Cristiano Lozito
PIOMBINO
Il giudizio più realistico sui risultati dell’incontro sulla vertenza Lucchini al ministero dello Sviluppo è quello del segretario Uilm Vincenzo Renda: «E’ il meglio che si poteva ottenere in questa condizione». Opinione che comunque va in accordo con quella del segretario Fim, Fausto Fagioli («Abbiamo salito il primo scalino») e del capo Fiom, Luciano Gabrielli, secondo cui si tratta di «un passo avanti».
Insomma, è chiaro che con la fermata dell’altoforno alle porte, e la ferita aperta dalle promesse non mantenute dagli arabi di Smc, nel sindacato ci sia poco da stare allegri. Ma bisogna andare avanti, cercando di allargare quegli spiragli che sono nell’Accordo di programma e nella procedura fallimentare.
Intanto la questione fondamentale è quella degli ammortizzatori sociali, costruiti con un accordo politico, che sanerà qualche incongruenza organizzativa. Allora il primo risultato è quello dei contratti di solidarietà per almeno un anno ai lavoratori di Lucchini e Lucchini Servizi: la difficoltà è far stare insieme nella percentuale di ore lavorate e non lavorate (rispettivamente 40 e 60%) che sono al centro della normativa, professionalità e necessità molto diverse all’interno della fabbrica, coniugando il lavoro certo per i laminatoi, quello per la salvaguardia e messa in sicurezza degli impianti nell’area a caldo e tutto il resto dello stabilimento. E qui sta il cuore “politico” dell’accordo, che garantisce appunto il mantenimento di tutti i lavoratori nel ciclo produttivo, grazie al vincolo che la realizzazione degli interventi di bonifica e di risanamento sia affidata ai lavoratori Lucchini.
Ma l’impegno (da mettere nero su bianco nell’Accordo che potrebbe essere firmato nel giro di un paio di settimane) è anche quello di mettere in sicurezza i lavoratori dell’indotto. Per loro c’è l’accordo per la cassa integrazione, oppure i contratti di solidarietà alle imprese che avranno modo di farne richiesta. Sulle tutele a questi lavoratori i sindacati hanno spinto molto, giungendo a un’ipotesi d’intesa che, con l’impegno della Regione, porti a una sorta di “percorso premiante” alle imprese che si sforzeranno di mantenere al lavoro i propri dipendenti, in vista della gigantesca opera di smantellamento e bonifica dell’area a caldo.
Se dunque si sta costruendo una copertura dal punto di vista delle garanzie al reddito che allo stesso tempo accompagni il rilancio dell’area industriale piombinese, è chiaro che proprio sull’obiettivo finale molto c’è ancora da fare: «Nell’accordo ci sarà anche la previsione del forno elettrico – spiegano i sindacati – perché pensare di rilanciare la siderurgia solo con un Corex, per il quale ci sono 75 milioni di finanziamenti regionali, non avrebbe avuto senso. E’ chiaro che è un impegno non vincolante per il compratore, ma certo così si disegna un vero progetto che mette insieme il nuovo porto, un forno elettrico e la produzione di ghisa da un impianto Corex».
Molti sono gli ingredienti di un piatto ancora da cucinare, ecco quindi la necessità di quella che viene definita “cabina di regia”, che in molti ritengono sarà affidata al governatore Enrico Rossi (ma circola anche il nome del sindaco Gianni Anselmi), e che avrà un ruolo fondamentale nei prossimi 3-4 anni. Servirà infatti grande consapevolezza dei problemi politici e tecnici e altrettanta capacità decisionale legata ovviamente ai poteri che verranno assegnati a chi guiderà questo “treno”: perché ci sarà da organizzare la formazione e poi l’utilizzo dei lavoratori per le bonifiche ambientali e per lo smantellamento dell’area a caldo, lavorare per la realizzazione del bacino per lo smontaggio delle navi militari e il refitting (anche qui si tratta di un accordo ancora da mettere nero su bianco), costruire le condizioni perché forno elettrico e Corex non siano solo impegni sulla carta.
Intanto restano 40 giorni per arrivare alla chiusura del bando per la cessione della Lucchini: sul tavolo del commissario Piero Nardi restano tre offerte non vincolanti, mentre la due diligence va verso la conclusione. Fonti qualificate danno Sajjan Jindal, patron dell’indiana Jsw, molto convinto di arrivare in fondo all’affare. Cioè l’acquisto dei laminatoi, ma con un interesse anche a verificare la convenienza a realizzare un polo siderurgico produttivo, alimentata dagli incentivi dell’Accordo di programma. Il presidente della Jsw potrebbe essere a Piombino nella prima settimana di maggio, per una visita dello stabilimento e con la disponibilità esplicita a incontrare istituzioni e sindacati.
19 aprile 2014     
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