giovedì 10 aprile 2014

Khaled, Procura al lavoro ma non ci sono indagati

Già sentite alcune persone nell’inchiesta su turbativa d’asta e falso in atto pubblico Sindacato duro con i politici: se si spegne l’altoforno non voteremo alle Europee



PIOMBINO. Il sostituto procuratore Massimo Mannucci ha già sentito alcune persone, e altre ne sentirà in questa settimana, nell’ambito dell’inchiesta sulla Lucchini, fondata sulle ipotesi di turbativa d’asta (le promesse e gli annunci di Khaled Al Habahbeh, patron di Smc, in due conferenze stampa potrebbero aver allontanato dei concorrenti nel bando) e falso in atto pubblico (un’autodichiarazione in cui avrebbe omesso i suoi precedenti penali negli Usa): al centro delle indagini c’è dunque l’imprenditore giordano che vuole acquistare lo stabilimento piombinese, a presentare l’esposto il commissario straordinario Piero Nardi.
«Al momento non ci sono indagati – spiega il procuratore capo Francesco De Leo – e comunque l’indagine non ha riflessi sulla procedura di vendita della Lucchini, perché sono due fatti separati». No comment di De Leo, invece, sull’acquisizione da parte della Procura di documenti in possesso del Mise, frutto d’indagini riservate, sul passato negli Usa di Al Habahbeh.
Insomma, il bando può andare avanti (tre sono le società ancora in corsa) e anche la Smc può fare la sua offerta vincolante, come ha promesso venerdì scorso il suo presidente in contemporanea con l’annuncio dell’aumento di capitale della società da due milioni a due miliardi di dollari.
Resta però poco tempo ormai (il sindacato indica la data del 14) per evitare lo spegnimento dell’altoforno, per il quale in fabbrica sono già in corso le procedure.
Sempre più in calo la fiducia tra i lavoratori su una conclusione che veda Smc riuscire in extremis a ottenere il controllo della Lucchini e a tenere in vita l’altoforno e con esso l’occupazione piena, mentre il sindacato non fa mezzo passo indietro, facendo intendere il rapido innalzamento del livello dello scontro.
Rsu e segreterie Fim, Fiom e Uilm, infatti, riferendosi alla Smc, ritengono che «ostacolare tali proposte avanzando sospetti per bloccare tutto, è da irresponsabili, visto che se l’area a caldo si ferma, ci sarà un esubero di personale tra diretti e imprese di circa 3000 unità».
Ancora accuse pesanti in via indiretta al commissario Piero Nardi, perché secondo il sindacato «questa vertenza dimostra che invece di favorire gli investimenti, vengono usati tutti gli strumenti per ostacolarli. Ecco perché per noi la procedura presenta dei lati non chiari, e quindi stiamo valutando un esposto alla Procura della Repubblica, cosa non ancora avvenuta per non bloccare la procedura».
E ancora, stavolta in maniera esplicita: «è chiaro sin da ora, dato che l’obiettivo del commissario è spegnere l’altoforno creando un disastro sociale – dicono i sindacati – che risponderemo a questo scenario con forti iniziative, in cui non sarà più possibile nessun tipo di garanzia».
Infine le accuse alla politica e l’annuncio di una protesta clamorosa alle prossime elezioni per il parlamento europeo. Infatti dalla riunione delle Rsu «è emerso il distacco di una grossa parte della politica rispetto a questa vicenda – concludono Rsu Lucchini e segreterie di Fim, Fiom e Uilm – e se verrà spento l’altoforno, la proposta uscita dalla riunione è stata quella di andare a votare alle amministrative rifiutando per protesta la scheda per il parlamento europeo».(cloz)
09 aprile 2014      
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