Piombino, si ferma l’acciaieria Lucchini
La città-operaia teme per il suo futuro
Il gigante simbolo della centro toscano subirà un periodo di riposo forzato
Le sorti dello stabilimento e di migliaia di famiglie sono appese a un filo.
Le sorti dello stabilimento e di migliaia di famiglie sono appese a un filo.
Si ferma il cuore delle acciaierie di Piombino. Tra ventiquattro, quarantotto ore al massimo, l’altoforno smetterà di essere alimentato, il gigante simbolo della città toscana subirà un periodo di riposo forzato: per una ventina di giorni, un mese al massimo, sarà caricato solo con il coke e non con il minerale, passando a quello che in gergo è definito lo stato di “stand by”.
Non è la prima volta che la colata di acciaio si ferma, ma questa volta la preoccupazione dei lavoratori e della città è più forte che mai. Le sorti dello stabilimento e di conseguenza di migliaia di famiglie sono appese a un filo. Nel futuro immediato l’impatto negativo sarà attutito con l’utilizzo di contratti di solidarietà, il dopo si potrà scrivere solo passato il 30 maggio, giorno di scadenza della presentazione delle offerte vincolanti per l’acquisizione dello stabilimento.
La città operaia per eccellenza in Toscana, quella cara a Paolo Virzì nel film “La bella vita”, arriva all’appuntamento dopo aver subito non pochi contraccolpi: con il disimpegno del magnate russo Alexei Mordashov, Lucchini è dal 2012 in amministrazione straordinaria. La brochure di presentazione dell’impianto parla di uno dei «più dinamici e diversificati produttori italiani di acciaio, leader europeo nei prodotti lunghi in acciai speciali e ad alta qualità». La realtà è molto più complessa. Passata in secondo piano l’offerta d’acquisto presentata dal gruppo Smc del magnate arabo Khaled al Habahbeh, potrebbe ora avere la meglio quella della società indiana Jsw. Smc group, su cui i lavoratori avevano puntato molto per la volontà espressa dal suo presidente di salvaguardare l’occupazione e l’altoforno acceso, sulla sua pagina facebook, annuncia una conferenza stampa di presentazione per il 15 maggio dopo aver spiegato, il 9 aprile scorso, di aver partecipato ad un bando per l’acquisizione del gruppo Lucchini. Molti dei commenti che seguono, da Piombino, non sembrano proprio entusiasti.
A Pasqua e Pasquetta per protestare contro lo spegnimento dell’altoforno uno dei lavoratori delle acciaierie, Paolo Francini, ha fatto lo sciopero della fame davanti alla portineria dello stabilimento. Molti coloro che gli hanno portato la solidarietà, compreso il sindaco della città Gianni Anselmi. Domani nuova mobilitazione dei lavoratori che terranno un’assemblea davanti alla fabbrica, mentre l’assessore regionale alle Attività produttive Gianfranco Simoncini in una riunione a Piombino con i rappresentanti di sindacati e istituzioni ha proposto l’istituzione di un tavolo permanente per seguire la situazione, in particolare anche quella dell’indotto. Per la Regione Toscana primario resta che il governo firmi quanto prima l’accordo di programma in grado di dare sostanza al processo di riconversione della Lucchini. E su twitter il governatore Enrico Rossi lancia l’hastag #Piombinonondevechiudere. Suscita infine preoccupazione un altro impianto siderurgico che a Piombino occupa 560 persone di cui 320 con contratti di solidarietà, quello dell’Arcelor Mittal: anche quest’ultimo potrebbe ricevere un rinnovato impulso dall’accordo di programma sul polo siderurgico della città.
LA STAMPA ECONOMIA
22/04/2014
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