Lucchini, in fabbrica pronti allo sciopero
Ore decisive: si attende una mossa degli arabi dopo la bocciatura del loro piano. Sindaco e sindacati vanno da Rossi
PIOMBINO. Consiglio di fabbrica dalle 9, cinque ore di tempo prima di dar via allo sciopero già programmato dalle 14 se nel frattempo non interverranno fatti nuovi. Ovvero una telefonata di convocazione dal ministero dello Sviluppo economico, o un blitz degli arabi di Smc. Alla Lucchini l’atmosfera è mesta, e non potrebbe essere altrimenti, dopo la bocciatura da parte del commissario straordinario Piero Nardi del progetto arabo, su cui si fondavano le speranze di un futuro col ciclo integrale e soprattutto di piena occupazione.
Certo, col tipo di offerte presenti sul piatto, è ovvio che in fabbrica e in città si speri ancora che il gruppo arabo di Khaled al Habahbeh ribalti la situazione, portando 40 milioni per le navi di minerale necessarie all’altoforno e per pagare le ditte. Secondo alcune indiscrezioni Ali Ghammagui, ceo della società Smc, dovrebbe tornare in città martedì o mercoledì al massimo. Nel frattempo gli arabi sarebbero al lavoro con le banche per trovare rapidamente i soldi necessari a finanziare l’acquisto del minerale per l’altoforno e presentare un’offerta vincolante.
Peraltro la loro versione su quella che Nardi ha spiegato, bocciandola, come una paradossale richiesta di sostegno economico (300 milioni) da parte dei potenziali comporatori, resta quella dell’equivoco. Almeno in parte: i 100 milioni per le prescrizioni Aia chiesti alla Lucchini sarebbero di fatto oggetto della volontà di una trattativa. I 200 milioni di crediti (di cui in realtà è difficile stabilire in che quantità siano davvero esigibili) sarebbero invece serviti per accreditare il gruppo arabo con le banche nella richiesta di garanzie. In totale 300 milioni chiesti dal commissario – in referenze bancarie – per garantire due anni di funzionamento dello stabilimento nelle attuali condizioni occupazionali, secondo il piano del gruppo di Khaled al Habahbeh.
Così però – pur accettando questa tesi, abbastanza spericolata in riferimento alla portata dell’operazione – in realtà nel memorandum mancavano proprio le garanzie che erano state richieste per passare a una trattativa privata. Così adesso la Smc ha una sola possibilità per restare in gioco e mantenere in marcia l’altoforno, cuore del suo progetto: pagare quei 40 milioni entro questa settimana.
Lunedì sera a Firenze il sindaco Gianni Anselmi e i sindacati incontrano il governatore Enrico Rossi, ma come hanno chiesto il neosottosegretario all’Ambiente Silvia Velo e lo stesso Anselmi, tocca al governo entrare nella partita, chiamare la Smc, valutare direttamente se la loro è o non è un’offerta valida, e dire che si fa se l’ipotesi araba affonda definitivamente.
03 marzo 2014
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