Solo offerte estere per Lucchini
Sole24Ore Matteo Meneghello11 marzo 2014Per Lucchini restano in campo solo le offerte straniere. Escludendo le offerte «a spezzatino» per cokeria e terreni, alla scadenza dei termini del bando Lucchini, alla mezzanotte di ieri, solo il fondo svizzero Klesch e il gruppo tunisino Smc secondo quanto si apprende da fonti industriali vicine ai dossier, avrebbero presentato un'offerta non vincolante per il sito toscano. Ora si attende l'apertura delle buste e la valutazione delle proposte da parte del commissario Piero Nardi. È già stato convocato per giovedì, inoltre, un tavolo al ministero dello Sviluppo con i sindacati.
Il gruppo nordafricano Smc, guidato dall'imprenditore di origine giordana Khaled al Habahbeh è stato il vero protagonista di questa ultima fase della procedura per la cessione degli asset del gruppo siderurgico. Dopo avere presentato al sindaco di Piombino Gianni Anselmi e alla cittadinanza un progetto da 1,5 miliardi di euro per l'intera area con la promessa di mantenere attivo il ciclo integrale, i tunisini hanno intavolato una trattativa con il commissario Piero Nardi, allo scopo di trovare un punto di equilibrio tra l'esigenza dei nordafricani di rilevare l'area «così com'è» (impianti di Lecco compresi) e le difficoltà della procedura nel reperimento delle risorse per acquistare il minerale per mantenere l'altoforno acceso. Il confronto tra le parti, durato tre giorni, è sfociato nella presentazione di un memorandum of understanding (mou) da parte dei tunisini, rigettato da Nardi: le richieste dei nordafricani, relative ad un versamento di 200 milioni sui conti di Smc e di altri 100 milioni per finanziare l'Aia sono state giudicate da Nardi «irricevibili». Nonostante questo incidente, i tunisini dovrebbero essere rimasti in gara. Resta da capire come è stata costruita l'offerta e come sarà giudicata da Nardi. L'opzione di Smc è quella che ha ricevuto in questi giorni il maggior sostegno da parte del territorio, poiché è l'unica che permetterebbe di conservare l'attuale assetto occupazionale (2mila dipendenti diretti più l'indotto). Dall'episodio del mou in poi, però, si è fatto strada a Piombino un certo scetticismo anche nei confronti dei nordafricani, che non hanno ancora presentato le lettere di credito a sostegno del loro piano (secondo indiscrezioni anche quest'offerta non vincolante mancherebbe delle garanzie finanziarie, dal momento che la procedura non le prevede in questa fase). Nessun impegno, poi, da parte di Smc, sull'acquisto delle navi di minerale necessarie al mantenimento dell'altoforno: questa disponibilità è giudicata ancora subordinata ad un via libera all'acquisizione.Tra i pretendenti nella corsa alla Lucchini resta in campo anche Klesch. Gli svizzeri avevano già manifestato interesse per Piombino già a metà 2012, prima del commissariamento dell'azienda. Ora confermano, con un'offerta non vincolante per i laminatoi e la possibilità di realizzare un forno elettrico.
Salvo colpi di scena restano fuori dai giochi gli italiani. La cordata Duferco-Feralpi-Acciaierie Venete, orientata a rilevare i laminatoi (con esuberi nell'area caldo quindi) si è sfilata nei giorni scorsi, stigmatizzando «condizioni ambientali» non favorevoli sul territorio, surriscaldato dalla prospettiva di potere mantenere attivo l'altoforno. Duferco e Feralpi hanno però formalizzato un'offerta non vincolante per Lecco. Getta la spugna anche Ecoacciai, l'azienda di Pontedera, partecipata dalla bresciana Ferriera Valsabbia, interessata a convertire il sito di Piombino in acciaieria elettrica e a sfruttare le opportunità dello smaltimento della Costa Concordia. Fonti industriali però non escludono che, a fronte di offerte giudicate incomplete o insoddisfacenti (o nel caso in cui il bando vada deserto), gli interessi italiani possano ritornare in gioco in una fase successiva.
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