Lucchini in crisi, alle imprese mancano quasi due milioni
Paoletti (Confindustria): «Sono una dozzina le aziende che non vedono un euro da dicembre e che non ce la fanno più a sopravvivere»
PIOMBINO. Non solo la 3M, la Iosa e la Volpini. Sono una dozzina le imprese che non riscuotono da dicembre. La Lucchini non paga, è indietro di quasi due milioni. E la mazzata a una situazione già compromessa è stata quella proroga di venti giorni decisa a cavallo tra gennaio e febbraio, seguita poi dai soldi spesi per mantenere in vita l’altoforno. E’ la fotografia scattata da Umberto Paoletti, direttore di Confindustria Livorno, preoccupatissimo per le sorti di un indotto con l’acqua alla gola: «Abbiamo scritto al prefetto, al commissario Nardi e anche al sindaco. Tranne il sindaco Anselmi, gli altri non ci hanno risposto. In compenso ci sono stati altri ritardi. Ad esempio quei 20 giorni di proroga hanno aggravato il danno, un danno strutturale. Ma poi perché? Quando si proroga un termine del genere, i casi sono due: si pensa che ci sia la possibilità di migliorare le offerte oppure non si ha la gestione della faccenda e, non sapendo come chiuderla, si rinvia. Una proroga poi si concede se qualcuno la chiede. Non si è mai capito chi l’abbia chiesta. Così i pochi soldi rimasti si sono dovuti impiegare per il minerale. Era necessario per la continuità dell’altoforno, certo. Ma se si rastrella tutto, in quali condizioni ci arriviamo al traguardo?».
19 marzo 2014
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