giovedì 27 marzo 2014

Lucchini, più vicina la cassa integrazione

Il Governo assicura tutele anche per l’indotto, interessati oltre mille lavoratori. Presto la firma dell’Accordo di programma


PIOMBINO. Per il Governo la tutela dei lavoratori rappresenta la «prima preoccupazione» e quindi, per accompagnarli nella fase non breve di riconversione del sito, verrà approntata una rete di protezione col ricorso agli ammortizzatori sociali, sia per i dipendenti Lucchini che per i lavoratori dell’indotto.
Così il viceministro Claudio De Vincenti ha chiuso la riunione di ieri allo Sviluppo economico, a cui hanno partecipato il governatore Enrico Rossi e l’assessore regionale alle Attività produttive Gianfranco Simoncini, il presidente della Provincia Giorgio Kutufà e il sindaco Gianni Anselmi.
Le dichiarazioni di De Vincenti fanno intendere come, in mancanza di fatti nuovi (ossia l’offerta degli arabi di Smc), in previsione dello stop dell’altoforno si debbano rapidamente mettere a punto gli strumenti per la cassa integrazione: il commissario straordinario Piero Nardi infatti ieri ha spiegato alle Rsu Lucchini che mentre la fase della due diligence scadrà a fine aprile, i tempi per la presentazione delle offerte vincolanti si allungano sino a fine maggio. E soprattutto che la nave da 35mila tonnellate di minerale appena acquistata sarà l’ultima, consentendo all’altoforno di marciare solo poco più in là della metà di aprile.
Questo significa che dopo quella data rimarrebbero operativi solo i laminatoi, rendendo indispensabili ammortizzatori sociali per oltre mille lavoratori della Lucchini e per qualche centinaio delle ditte dell’indotto impegnate nell’area a caldo. Per i dipendenti Lucchini la cassa integrazione significherebbe guadagnare una cifra compresa tra poco meno di 900 euro e poco più di mille, a seconda dello stipendio fin qui percepito, per dodici mensilità.
Strumenti comunque obbligatoriamente da inserire nell’Accordo di programma, nel caso appunto che l’altoforno si fermi prima della fine del mese prossimo, e che con la cassa integrazione potrebbero vedere in campo progetti di formazione, “solidarietà”, ricorso alle ferie. «Chiediamo al governo di accelerare i tempi per la stesura dell’Accordo di programma che doveva essere pronto per Natale e che sarà discusso nei prossimi giorni - ha detto Lorenzo Fusco, coordinatore Uilm Rsu Lucchini - ma è fondamentale che tutto ciò avvenga con gli impianti in marcia fino a che non ci sarà un acquirente certo».
De Vincenti da parte sua ha convenuto che «è necessario accelerare con l’Accordo di programma», impegno che dovrebbe essere onorato nel giro di un paio di settimane. L’Accordo, oltre a fissare i termini per l’uso eventuale degli ammortizzatori sociali, affronterà anche il tema delle bonifiche, stabilendo quale sarà il contributo economico dello Stato, elemento molto importante nella fase delle offerte vincolanti.
Il viceministro ha illustrato ai rappresentanti delle istituzioni lo stato della procedura, specificando che le offerte presentate dalle aziende ammesse alla due diligence sono «di rilievo industriale».
Al momento l’offerta per i laminatoi di Steelmont, società ucraina attiva principalmente nella compravendita di prodotti siderurgici, sembra quella più marginale, poco attraente pure quella della Jspl di Naveen Jindal, anch’essa proiettata esclusivamente sui laminatoi.
Così fra le tre offerte rimaste in lizza, quella di Sajjan Jindal, presidente della Jsw, pare la più solida per la capacità dell’azienda indiana di alimentare con semiprodotti di qualità i laminatoi. Per arrivare a un progetto concreto che preveda forno elettrico e Corex (quest’ultimo in grado di essere sostenuto da finanziamenti comunitari nella disponibilità della Regione) servirà la costruzione di un altro percorso che favorisca la volontà di un impegno maggiore di Jsw. In questo senso però la nota positiva è la disponibilità espressa da Sajjan Jindal, confermata da fonti sindacali, di incontrare in tempi brevi istituzioni e sindacati.
di Cristiano Lozito
26 marzo 2014  
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