giovedì 27 marzo 2014

LUCCHINI

Le Acciaierie verso la cig,

 Piombino nel dramma

Pubblicato il 27 mar 2014

di Riccardo Chiari – il manifesto
Il volan­tino distri­buito alle entrate delle Accia­ie­rie non lascia spa­zio a equi­voci: si va verso la cassa inte­gra­zione. Che non sarà breve per gli oltre due­mila addetti diretti della ex Luc­chini, e sarà tutta da con­qui­stare per i lavo­ra­tori dell’indotto. Cala la tela sul secondo polo side­rur­gico ita­liano, abban­do­nato da governi che cam­biano perio­di­ca­mente lea­der ma con­ti­nuano per­vi­ca­ce­mente a non avere uno strac­cio di poli­tica indu­striale. Lasciando che il “mer­cato” fac­cia il suo corso, con le rotaie fer­ro­via­rie che saranno pro­dotte in Ger­ma­nia, e le lami­na­zioni spar­tite fra i soci di Fede­rac­ciai, gruppo Mar­ce­ga­glia in testa.
“Non sfugge a nes­suno che si entra in una fase deli­cata — avverte Enrico Rossi — in cui potreb­bero mani­fe­starsi anche seri pro­blemi di tenuta sociale. Governo, isti­tu­zioni e forze sociali sono chia­mati a fare la loro parte, fir­mando il più velo­ce­mente pos­si­bile il pre­vi­sto accordo di pro­gramma per la ricon­ver­sione eco­lo­gica del polo side­rur­gico”. L’unica via d’uscita, secondo il pre­si­dente toscano, per offrire alle Accia­ie­rie un futuro pro­dut­tivo. Sep­pur in tempi non brevi, visto che nella migliore delle ipo­tesi — cioè con robu­sti inve­sti­menti per un inno­va­tivo impianto Corex al posto dell’altoforno – ci vor­ranno almeno tre anni di lavori. In metà tempo, certo, sarà pos­si­bile costruire un forno elet­trico. Ma per farlo andare avanti baste­ranno al mas­simo 500 ope­rai. Meno del 25% degli attuali addetti delle Acciaierie.
Intanto a Piom­bino e in Val di Cor­nia si cerca di met­tere a fuoco il nuovo sce­na­rio, dopo le noti­zie pio­vute, negli ultimi giorni, come una gran­di­nata. Per le Accia­ie­rie restano in corsa, come ha spie­gato il vice­mi­ni­stro Clau­dio De Vin­centi ai sin­da­cati, gli ucraini di Steel­mont e i due fra­telli indiani Naveen e Saj­jan Jin­dal, a capo di due distinte società ere­di­tate dal padre, fon­da­tore della Jin­dal Steel and Power. Sia Steel­mont che Naveen Jin­dal guar­dano ai soli lami­na­toi. Men­tre la Jsw (Jin­dal south west) di Saj­jan Jin­dal, che è il mag­gior pro­dut­tore indiano di acciaio (4 mld di fat­tu­rato), potrebbe inve­stire anche sul forno elet­trico e sul Corex, già uti­liz­zato in due suoi stabilimenti.
Al di là delle ipo­tesi, il com­mis­sa­rio straor­di­na­rio Piero Nardi ha annun­ciato a Fiom, Fim e Uilm che la ‘due dili­gence’ sca­drà a fine aprile, ma le offerte vin­co­lanti potranno arri­vare a fine mag­gio. Que­sta fine­stra tem­po­rale potrebbe rimet­tere in corsa gli arabi di Smc, unici a chie­dere un alto­forno fun­zio­nante durante i lavori di ristrut­tu­ra­zione delle Accia­ie­rie. De Vin­centi con­si­dera poco pro­ba­bile l’arrivo di un’offerta, però il gruppo che fa capo a Kha­led al Habah­beh assi­cura che dopo il 4 aprile, data fis­sata per la pro­messa rica­pi­ta­liz­za­zione da due miliardi della società, arri­ve­ranno a garan­zia 500 milioni di dol­lari alla filiale romana dell’Ubae (Unione della ban­che arabe ed euro­pee). Per certo il com­mis­sa­rio Nardi ha spie­gato che le 35mila ton­nel­late di mine­rale in arrivo per ali­men­tare l’altoforno – fino a ini­zio mag­gio – saranno le ultime. Men­tre è fis­sato per il 3 aprile il sum­mit inter­mi­ni­ste­riale (Svi­luppo eco­no­mico e Lavoro) con i sin­da­cati. Per par­lare di ammor­tiz­za­tori sociali.


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