Lucchini, offerte Klesch e Smc incomplete
SOLO due delle nove offerte di acquisto della Lucchini (di cui due solo per lo stabilimento di Lecco e non per Piombino) sono incomplete. Lo comunica il ministero allo sviluppo dopo l’incontro, ieri, tra il viceministro De Vincenti e il commissario dell’acciaieria Piero Nardi. «Il viceministro - dice il Mise - ha preso atto che solo due delle offerte non vincolanti non sono complete e che per le altre è stata avviata la fase di due diligence ». Nessun nome, ma si sa che le due offerte monche sono quelle del fondo svizzero Klesch, che vuole solo i laminatoi (lavorano l’acciaio prodotto altrove) e non mostra i bilanci, e la società Smc del giordano Khaled al Habahbeh che chiede tempo per le pratiche bancarie. E’ l’unica disposta a acquistare l’intera Lucchini e riconvertirla con due forni elettrici e impianto corex per produrre ghisa e energia per i forni, e nel frattempo conservare altoforno e occupazione. Tra le altre offerte, ci sono le due dei fratelli indiani Jindal per i laminatoi. Una non esclude in futuro forno elettrico e corex.
Ma ieri la gelata. Il Sole24Ore rivela l’inquietante passato Usa di al Habahbeh: 33 mesi di carcere dal 2001 per truffa bancaria e traffico di metanfetamine, forse per finanziare Hezbollah. «Benissimo che la stampa faccia il suo mestiere - reagisce il segretario della Cgil toscana Alessio Gramolati -Ma è singolare che arrivi prima di un governo a cui da mesi chiediamo di fare la sua istruttoria senza interferire nella procedura». Gramolati auspica che «il governo esca dalla gestione burocratica e verifichi a fondo non solo le carte di Smc ma di tutte le offerte. Abbiamo imparato a nostre spese che di fronte a opportunità di questo genere ci possono essere anche soggetti con scopi diversi dal rilancio industriale». E tanto più la questione riguarda il governo quanto «in questa partita si gioca il futuro della siderurgia italiana e non solo dei lavoratori della Lucchini».
Un futuro che pesa a Piombino. In fabbrica gli operai vogliono «andare avanti fino in fondo». Dopo l’arabo non vedono prospettive di salvezza. «Si può sbagliare, pagare e poi cambiare. A noi interessa la concretezza dell’offerta», dice Alessandro Martini. Anche se non tutto è così semplice. «Dei grossi coni d’ombra in questa offerta così irrituale li avevo già visti, ora non diminuiscono - continua - Ma con le altre offerte, niente altoforno e solo pezzi di fabbrica, ci sarebbero subito 2.300 persone in cassa integrazione per anni, più l’indotto, in tutto 5.000 a casa. Dopodichè se andasse bene, si salverebbero in 500 o 700 e la Lucchini si ridurrebbe a un magazzino: addio Piombino e addio siderurgia italiana. Vale la pena verificare». Lo stesso, Johnatan Vignoli: «Non mi interessa tanto chi è l’offerente ma se l’offerta è valida. Non penso al passato ma al futuro. Considero al pari ogni offerta, solo che le altre riguardano pezzi di stabilimento e bruciano pezzi di occupazione e di futuro».
Non si spende su arabi o non arabi il presidente della Toscana Enrico Rossi, in prima fila nella battaglia per la riconversione e il rilancio del polo siderurgico attraverso forno elettrico, corex e riuso del materiale derivato dalla rottamazione delle navi nel porto. Ma sul resto è netto: «Resto coerente con quanto ho sempre detto. Non ho mai espresso preferenze per qualsiasi offerta ma chiesto che il commissario facesse il suo lavoro e che il governo garantisse la serietà delle offerte, come noi non abbiamo gli strumenti per fare». Rossi precisa: «A me interessa solo che chiunque entri alla Lucchini sappia che c’è da rispettare un accordo, di cui il governo ha già firmato con le istituzioni il protocollo, per la riconversione del polo siderurgico e il mantenimento dell’occupazione. La Regione è disposta a metterci risorse d’intesa con la Ue e il commissario Tajani. Il governo acceleri la firma dell’accordo vero e si impegni perché venga realizzato: sarebbe un grande atto di politica industriale nazionale. Su questo sono disposto a dare battaglia ». Intanto sia il delegato Fiom, Mirko Lami, che il segretario Gabrielli chiedono che «a tutti sia garantita la possibilità di fare l’offerta vincolante».
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