Lucchini, una Liberazione amara “Altoforno spento, 3 mila a casa”
ILARIA CIUTI
LA MINACCIA è che vadano a casa in tremila tra un solo mese. La partita della Lucchini si avvia alla stretta finale e non è facile. «Se non ci saranno novità sembra ormai inevitabile che il 25 aprile l’altoforno spenga e che debbano andare a casa dai 1.500 ai 3.000 lavoratori tra diretti e indotto », avverte Gianni Venturi della Fiom nazionale che sulla vicenda Lucchini ha incontrato, l’altro ieri, il vice ministro De Vincenti. E siccome ieri le stesse notizie sono state confermate da De Vincenti alle istituzioni locali, ossia al presidente della Toscana Rossi al sindaco di Piombino Anselmi e al presidente della Provincia Kutufà, il sindacalista, come gli altri suoi colleghi, è preoccupato. Le offerte non vincolanti, interessate a Piombino sono cinque, tutte indisponibili a comprare l’intera fabbrica e dunque a tenere acceso l’altoforno, ma intenzionate a comprare i laminatoi, alcune disposte semmai a costruire forno elettrico e Corex: in futuro e forse. Dunque a meno che, come insistono le voci, il discusso Khaled al Habahbeh non rispunti e presenti un’offerta vincolante, il 25 aprile l’altoforno che non avrà più materie prime, si spegnerà e migliaia di persone andranno a casa.
Preoccupato anche Rossi quando ieri esce dal Mise. Ma deciso ad andare avanti: «Entriamo in una fase delicata, in cui possono esserci seri problemi di tenuta sociale. Governo, istituzioni e forze sociali sono chiamati a fare la loro parte». La prima cosa da fare è «firmare il più velocemente possibile il previsto accordo di programma tra istituzioni e governo per la riconversione ecologica del polo siderurgico». D’accordo anche De Vincenti che ha sottolineato come le offerte siano «di rilievo industriale», e come la «prima preoccupazione» sia la tutela dei lavoratori. Per accelerare l’accordo ha convocato un incontro per venerdì. «In campo ci sono più proposte - ricorda il presidente - quella di Jindal più convincente delle altre». Jindal Steel parla di un possibile forno e un possibile Corex in futuro. L’accordo, che prevede la riconversione con forno e Corex tramite anche incentivi pubblici e la connessione della Luchini al porto trasformato in centro di rottamazione delle navi potrebbe convincere, è la speranza, gli indiani di Jindal a costruire, non forse ma certamente, forno e Corex e a fare di Piombino il loro quartier generale europeo. «Noi investiremo 60 milioni e chiediamo al governo di fare altrettanto, coinvolgendo il ministero dell’ambiente per le bonifiche e quello dello sviluppo economico per il polo siderurgico», esorta Rossi sottolineando che in questa partita non è ininfluente la vicenda dello smaltimento della Costa Concordia. Andasse bene, resta comunque il problema dei disoccupati nel periodo della transizione destinata a durare anni, «L’accordo si dovrà seriamente occupare anche delle tutele per i lavoratori», dice Rossi. Intanto rsu e sindacati hanno ieri incontrato il commissario che ha annunciato la proroga da aprile a maggio del termine per presentare le offerte vincolanti.
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