LUCCHINI: INIZIANO LE GRANDI MANOVRE di CONFINDUSTRIA, GIORNALISTI e GIORNALAI
Guai giudiziari e carcere nel passato di Khaled al Habahbeh
Nuovi documenti in possesso del Tirreno: il padrone della Smc che vuole la Lucchini fu condannato nei primi anni Duemila negli Usa per truffa e droga: in mezzo anche un matrimonio con la figlia di Larry King
PIOMBINO. Nella burrascosa vicenda del bando per la vendita della Lucchini s’inseriscono le ricostruzioni sulle vicende giudiziarie di Khaled al Habahbeh, l’imprenditore giordano a capo della Smc, pubblicate oggi dalSole 24 ore e verificate in queste ore anche dal Tirreno.
Vicende relative a fatti risalenti ai primi anni Duemila, venute alla luce con alcune e-mail inviate a vari destinatari con account falsificati: qualcuno faceva riferimento alla Lucchini, che sulla vicenda aveva presentato una denuncia alla polizia postale.
Le informazioni sul passato giudiziario negli Usa del presidente di Smc parlano dunque di una condanna complessiva a 33 mesi di carcere (scontati nel carcere federale di Yazoo city, nel Mississippi) per vari reati, tra cui la richiesta di fido bancario sulla base di documenti falsi, truffa, cospirazione per entrare in possesso e distribuire mentanfetamine e pseudoefedrine. Così al Habahbeh - come ha potuto ricostruire Il Tirreno - entrato in carcere il 25 giugno del 2001 (l'arresto per droga è di quasi un anno prima: guarda i dati dell'arresto con la foto segnaletica), ne uscì il 25 maggio 2004. L’impegno a lasciare gli Stati Uniti gli evitò la pena accessoria di tre anni di libertà condizionata. Prima della condanna, per lui, nato in un piccolo paese della Giordania, un matrimonio importante naufragato dopo poco più di un anno con Chaia King, figlia del famoso conduttore di talk show della Cnn, Larry King.
Un profilo datato, dunque, mentre la sua avventura imprenditoriale prende il via poco dopo la fine dei guai giudiziari, a partire dal 2005: da quell’anno a oggi è direttore della Al Rami Trading, una società di impianti pesanti d’acciaio con sede negli Emirati Arabi di cui risulta essere anche proprietario. Dal settembre 2011 a oggi è anche stato direttore della Fourteen Points Strategic Partners, una società di commercio e sviluppo anch’essa con sede negli Emirati Arabi. Continua anche a essere direttore della Ultralinks International Ltd., società di consulenza e management nel settore sanitario con sede sia negli Emirati Arabi che in Canada. Parallelamente dall’aprile 2011 a tutt’oggi mantiene il ruolo di presidente della International Environmental Solutions.
Dal novembre scorso l’imprenditore giordano ha fondato la Smc (Special Manufacturing and Construction) con un capitale sociale di due milioni mezzo di dollari, di cui solo 500mila versati, per tentare l’acquisto della Lucchini nella sua interezza, altoforno compreso. Proprio la questione dell’altoforno, o meglio del suo mantenimento in marcia sino al termine della gara, è l’oggetto da più di un mese di un braccio di ferro col commissario Piero Nardi, che a più riprese ha chiesto invano alla Smc garanzie finanziarie. Il gruppo che fa campo ad al Habahbeh, dal canto suo anche in questi giorni lancia messaggi tesi a dimostrare che entro il 4 aprile, data fissata per la promessa ricapitalizzazione da due miliardi della Smc, sarà in grado di mostrare non garanzie finanziarie, ma soldi cash, 500 milioni di dollari da versare su un conto corrente della filiale romana dell’Ubae (Unione della banche arabe ed europee).
Annunci sui quali c’è un generale scetticismo, fatta esclusione per istituzioni locali e sindacati, che sperano nella concretizzazione dell’offerta araba, l’unica in izza che garantirebbe gli attuali livelli occupazionali.
Intanto, in attesa di un pronunciamento del commissario sulle offerte che passeranno alla fase successiva delle offerte vincolati, dalla gara si sfila il fondo svizzero Klesch, mentre alcune indiscrezioni vorrebbero fuori dalla partita anche una delle società indiane che fanno capo al gruppo Jindal.
Nessun commento:
Posta un commento