lunedì 24 marzo 2014

IL CORAGGIO DI GUARDARE AVANTI   



 

Se la fiducia nel gruppo arabo e nel suo presidente sono precipitate – perché se è vero che pecunia non olet, è vero anche che non è molto rassicurante fare affari con chi ha condanne per truffa...

Se la fiducia nel gruppo arabo e nel suo presidente sono precipitate – perché se è vero che pecunia non olet, è vero anche che non è molto rassicurante fare affari con chi ha condanne per truffa – Smc può ancora smentire gli scettici, presentando anche all’ultimo momento un’offerta vincolante, che il commissario Piero Nardi secondo la procedura sarebbe tenuto a valutare, se superiore alle altre.
Ma questo ormai riguarda Smc e il commissario. Non i lavoratori, che tanto avevano sperato e creduto in una soluzione della crisi Lucchini, che lasciasse la situazione e l’occupazione invariate. Loro, e sono migliaia quelli che presto potrebbero trovarsi in cassa integrazione, hanno bisogno di risposte.
Allora la politica deve scuotersi, tracciare una riga e muoversi rapidamente per (ri)costruire un percorso fatto di prevedibili sacrifici, il più possibile contenuti usando tutti gli strumenti a disposizione, ma anche di prospettive. Tocca allora in primis al sindaco Gianni Anselmi recitare il proprio ruolo, con il consueto piglio ma uscendo dal complottismo, che non fa bene alla città, bisognosa invece di liberarsi al più presto dal clima di veleni che la pervade e di ragionare con fiducia ma anche con realismo sul futuro. Nella vicenda Smc Anselmi ha seguito la strada che sembrava la migliore per mantenere lavoro e produzione, lo ha fatto mettendoci la faccia, quasi sempre da solo, se si esclude il sindacato. Quella partita si è chiusa, almeno per ora, però non è ancora il tempo dei bilanci e dei rimorsi, ma quello dell’azione: tocca a lui, che gode di uno straordinario consenso in città, riannodare i fili. Costringendo il governo, d’intesa col presidente della Regione, Enrico Rossi, a muoversi su precise questioni.
Quindi l’Accordo di programma collegato alla riconversione ecologica della siderurgia e alle bonifiche, va firmato al più presto: è atteso dalla fine del 2013, al suo interno devono esserci soldi e incentivi alle imprese. La firma è indispensabile in questa fase, dove in corsa per Lucchini sono rimaste tre società. Che con questi strumenti vanno convinte a fare di più che acquistare i laminatoi, investendo anche in un forno elettrico e in un corex, creando sinergie col nuovo porto, un’opera importantissima che procede a ritmi record e può aprire nuovi spazi occupazionali e produttivi. Così in questo senso occorre lavorare e alla svelta per il polo di rottamazione. La Concordia a Piombino – se come pare non lascerà il Giglio prima di settembre – deve diventare una certezza, e il governo si deve impegnare. E anche la vicenda del prolungamento della 398 deve trovare risposte: è un’opera fondamentale attesa da più di 10 anni, da ottobre scorso c’è un impegno del governo – rimasto appeso ai rinvii del Cipe – a finanziarlo con 50 milioni. Il governo deve capire che Piombino non vuole chiudere, ha il coraggio per guardare avanti e di sicuro non mollerà: ma di rinvii non ne può più.
Cristiano Lozito
23 marzo 2014   


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  • Qui sotto trovate il mio commento sulla vicenda Lucchini-Smc, pubblicato stamattina dal mio giornale, Il Tirreno. Lo ripubblico qui, per non invadere spazi altrui, perché vedo che il sindaco Anselmi a questo commento si riferisce scrivendo sul suo profilo che l'ha letto "da qualche parte". No, non era da qualche parte, e nemmeno sul Sole 24 ore, tanto citato in questi giorni, ma sul Tirreno. Poi siccome i riferimenti di Anselmi, alcuni sprezzanti, sono solo a degli stralci di quel commento o alla sua interpretazione di quel commento, forse visto che tanti di coloro che hanno scritto mi piace sotto il suo post sono anche amici miei, magari se hanno voglia di leggere per intero quanto ho scritto stamani possono farsi un'opinione più precisa.
    Ecco il pezzo
    La doccia fredda dell’esclusione della Smc dalla gara per la Lucchini, e le notizie sui trascorsi penali di Khaled al Habahbeh, hanno lasciato la città stordita, costretta all’improvviso a svegliarsi dal sogno del miracolo arabo, quello che prometteva lavoro e sviluppo. Se la fiducia nel gruppo arabo e nel suo presidente sono precipitate – perché se è vero che pecunia non olet, è vero anche che non è molto rassicurante fare affari con chi ha condanne per truffa – Smc può ancora smentire gli scettici, presentando anche all’ultimo momento un’offerta vincolante, che il commissario Piero Nardi secondo la procedura sarebbe tenuto a valutare, se superiore alle altre.
    Ma questo ormai riguarda Smc e il commissario. Non i lavoratori, che tanto avevano sperato e creduto in una soluzione della crisi Lucchini, che lasciasse la situazione e l’occupazione invariate. Loro, e sono migliaia quelli che presto potrebbero trovarsi in cassa integrazione, hanno bisogno di risposte.
    Allora la politica deve scuotersi, tracciare una riga e muoversi rapidamente per (ri)costruire un percorso fatto di prevedibili sacrifici, il più possibile contenuti usando tutti gli strumenti a disposizione, ma anche di prospettive. Tocca allora in primis al sindaco Gianni Anselmi recitare il proprio ruolo, con il consueto piglio ma uscendo dal complottismo, che non fa bene alla città, bisognosa invece di liberarsi al più presto dal clima di veleni che la pervade e di ragionare con fiducia ma anche con realismo sul futuro. Nella vicenda Smc Anselmi ha seguito la strada che sembrava la migliore per mantenere lavoro e produzione, lo ha fatto mettendoci la faccia, quasi sempre da solo, se si esclude il sindacato. Quella partita si è chiusa, almeno per ora, però non è ancora il tempo dei bilanci e dei rimorsi, ma quello dell’azione: tocca a lui, che gode di uno straordinario consenso in città, riannodare i fili. Costringendo il governo, d’intesa col presidente della Regione, Enrico Rossi, a muoversi su precise questioni.
    Quindi l’Accordo di programma collegato alla riconversione ecologica della siderurgia e alle bonifiche, va firmato al più presto: è atteso dalla fine del 2013, al suo interno devono esserci soldi e incentivi alle imprese. La firma è indispensabile in questa fase, dove in corsa per Lucchini sono rimaste tre società. Che con questi strumenti vanno convinte a fare di più che acquistare i laminatoi, investendo anche in un forno elettrico e in un corex, creando sinergie col nuovo porto, un’opera importantissima che procede a ritmi record e può aprire nuovi spazi occupazionali e produttivi. Così in questo senso occorre lavorare e alla svelta per il polo di rottamazione. La Concordia a Piombino – se come pare non lascerà il Giglio prima di settembre – deve diventare una certezza, e il governo si deve impegnare. E anche la vicenda del prolungamento della 398 deve trovare risposte: è un’opera fondamentale attesa da più di 10 anni, da ottobre scorso c’è un impegno del governo – rimasto appeso ai rinvii del Cipe – a finanziarlo con 50 milioni. Il governo deve capire che Piombino non vuole chiudere, ha il coraggio per guardare avanti e di sicuro non mollerà: ma di rinvii non ne può più.

  • Gianni Anselmi Caro Cristiano, 
    ho interpretato il tuo pezzo come uno sprone. Te ne ringrazio.
    Tuttavia lo scenario non è semplice, e se affermo alcune cose e' perché ne ho buone ragioni. La Piombino che prova a uscire dall'isolamento infrastrutturale, che si propone
     per la Concordia, che dice la sua sulle vicende industriali senza piegare il capo e' una Piombino che si misura con interessi non locali, e lancia sfide nuove.
    Inviterei a riflettere, per evitare (ma non troppo) riferimenti locali, sulla polemica di ieri fra il Capo della Protezione Civile e il sindaco del Giglio: 
    "stai buono, ci pensiamo noi", e' stato detto a Ortelli.
    Non vorrei aggiungere altro, per il momento.
    Non sei e non sarai mai oggetto del mio sprezzo, che sono solito riservare a chi non è accompagnato dalla buona fede.
    Mi conosci: farò tutto quel che devo, ancora, fino in fondo, nell'interesse della Città che rappresento su mandato dei cittadini, e non in forza di un decreto.
    Lo farò nonostante tutto.
    Un saluto, buon lavoro.
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