-Il Tirreno-
di ALESSANDRO DE GREGORIO dom 30 mar, 2014
Un clima da stadio, come quando arriva un nuovo presidente e promette la serie A in tre anni, contornato dalla claque degli ultrà. Peccato, perché i giornalisti devono fare le domande, e cercare risposte, per informare. E quindi nell’interesse esclusivo dei lettori. Nel caso di ieri, nell’interesse di un intero territorio che attende col fiato sospeso di conoscere il proprio destino.
E’ stato frustrante e antipatico dover superare la barriera di fischi, applausi a scena aperta e persino le intimidazioni di parte del pubblico per chiedere a Khaled al Habahbeh quel che dovevamo chiedere: se ha i soldi per comprare la Lucchini; se ha le competenze per gestire il secondo polo siderurgico italiano; perché era sparito; e anche se le condanne del passato appartengono, appunto, a un passato morto e sepolto. Questo fanno, i giornalisti. Altro fanno gli imprenditori, i politici, i sindacalisti.
Chiunque abbia orchestrato l’happy hour di ieri ha sbagliato. Perché in un momento del genere non fanno bene i teoremi e i tafazzismi; ma fanno male, e sono pericolose, anche le illusioni. E una conferenza stampa cominciata alla rovescia, con brindisi e pacche sulle spalle prima ancora di ascoltare il protagonista, proseguita e conclusa con un tifo da stadio, una conferenza del genere non serve a niente. E a nessuno. Detto questo, al Habahbeh è tornato. Ha parlato. Ha detto cose precise. E’ inciampato in alcuni passaggi, come quello sulla chiusura dell’altoforno (ha detto che la Smc andrebbe avanti lo stesso, senza dire come e senza considerare gli oltre mille cassintegrati); o nel finale, con quelle slide imbarazzanti su un porto mediorentale con palme e datteri. Però ha giurato di avere i soldi.
Ha spiegato di aver ottenuto un visto di 5 anni per la propria attività imprenditoriale. E soprattutto ha promesso un’offerta vincolante, corredata dalle garanzie finanziarie, nel giro di 4-5 giorni. Non settimane, non mesi: giorni. Un (altro) bluff? Non ci vuole molto tempo per appurarlo. In caso affermativo, è difficile immaginare un futuro imprenditoriale per la Smc e per lo stesso al Habahbeh.
Oggi le notizie viaggiano in tempo reale, quel nome verrebbe associato a un flop clamoroso e perderebbe cittadinanza in qualsiasi business. Se invece la prossima settimana ci dovessero essere soldi e progetto, allora si aprirebbero altri scenari. L’approccio migliore è quello laico, realista. Niente euforia e niente depressione. Cinque giorni e vedremo davvero le carte di Khaled.
Poi, nel caso, potremo alzare i calici tutti insieme. O chiudere il bar e tornare a casa.
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