giovedì 27 marzo 2014

-LUCCHINI - PIOMBINO- Quando in fabbrica lavorano in due
-Il Tirreno-
PIOMBINO   gio 27 mar, 2014



Lei lavora in Lucchini, alla mensa, con un contratto di solidarietà. Lui in acciaieria. Due figlie piccole, una di undici e l’altra di sei anni, e un mutuo da pagare. Alle spalle, genitori pensionati al minimo. Una delle tante famiglie, quella di Maurica Sarri, legate a doppio filo ai destini della fabbrica. Le ultime notizie sono un’altra mazzata sulle vite sospese di chi ha nelle ciminiere un punto di riferimento. Barcollante da anni. Inossidabile, un’era fa. «Gli ammortizzatori sociali attivabili sono da capire. Speriamo che ci siano per tutti», racconta. E’ in fabbrica dal 1995, quasi vent’anni. Si sta guardando intorno da un po’.
Vorrebbe mettere a frutto le qualifiche acquisite nel tempo, anche recentemente, in campo sanitario, per esempio. Ma di concorsi, in giro, non ce ne sono. «Immagino un futuro in cui dovremo imparare sempre più ad arrangiarci, a cercare qualche soluzione anche al nero. Non ci sono alternative e temo che per un bel pezzo non ce ne saranno. Dove ti giri ti giri, è un macello», racconta. La ricerca di una via di fuga. Che non si vede. Imparare, già da tempo, a ponderare ogni spesa. E, quasi sempre, a non farne di niente. «Non da ora abbiamo cominciato a tagliare le spese di abbigliamento. Si va avanti il più possibile con quel che abbiamo. Per le bimbe il discorso cambia, è naturale. Loro crescono. Niente più pizza fuori. Il mio compagno la sa preparare bene, e con quella facciamo.
Da anni - aggiunge - non facciamo vacanze. E anche qui siamo fortunati perchè tutti e quattro amiamo molto il mare. Quello, a Piombino, non ci manca. Non siamo i soli. Credo che ormai tante famiglie abbiano imparato a comportarsi così». Alle difficoltà ad arrivare a fine mese già adesso, si aggiunge l’altalena di notizie. Porte chiuse, spiragli, porte chiuse. Il circolo è questo e genera un mix di incertezza che accresce l’ansia. «In un modo o nell’altro, la situazione deve sbloccarsi. Ora - prosegue l’operaia - c’è chi dice che si va avanti fino a metà aprile. Per altri si arriva al 25 maggio. Alcuni danno per definitivamente cancellato il progetto arabo, l’unico che, sulla carta, sembrava coniugare tutti gli aspetti. Contemporaneamente c’è chi sostiene che la Smc è ancora in tempo a realizzarlo. Si alimentano e si spengono speranze in un balletto infinito».
La stanchezza mentale sta diventando una costante. Il racconto della lavoratrice continua: «Si ha l’impressione di vivere in un limbo che non porta a niente. I bambini hanno le antenne. Anche loro ne risentono, nonostante ci siano insegnanti che cercano di sensibilizzarli sui temi della crisi, favorendo una discussione, ovviamente calibrata sull’età. “Se non c’è lavoro, si va via da Piombino”? La domanda me l’ha rivolta la bimba più grande. Cerchiamo di tranquillizzarli, i figli. Non è facile».(v.p.)

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