Giovedì incontro al Mise con Fiom, Fim e Uilm, che chiedono di convocare anche la Smc e il commissario Nardi
Sciopero. La gigantesca cittadella piombinese dell’acciaio ha iniziato a svuotarsi dal primo pomeriggio.
Unica eccezione l’altoforno, simbolo delle Acciaierie. Senza il quale gran parte dei 2.400 lavoratori della ex Lucchini, e decine di ditte del complesso indotto produttivo, diventerebbero di colpo inutili. La decisione di incrociare le braccia, presa dal consiglio di fabbrica, era una notizia annunciata.
Ed è arrivata quasi in contemporanea con la convocazione urgente di Fiom, Fim e Uilm al
ministero dello sviluppo economico. Un appuntamento fissato per giovedì, al quale le tute blu non hanno intenzione di mancare: sono stati già noleggiati i pullman per portare a Roma più operai possibili.
La bocciatura del commissario straordinario Piero Nardi dell’unica offerta che terrebbe in funzione l’area a caldo, quella del gruppo arabo Smc, continua a tenere banco nelle discussioni, non solo fra i lavoratori ma nell’intera Val di Cornia. “Giovedì chiederemo di convocare subito, lo stesso giorno, anche Smc e il commissario Nardi – spiega Luciano Gabrielli della Fiom — per chiarire tutti i punti ancora in sospeso. Per noi l’unica proposta che mantiene la siderurgia a Piombino è quella del gruppo arabo. Le altre offerte di acquisto sono state fatte solo a mezzo stampa e non ne sappiamo molto. Ma, per quel che abbiamo capito, si tratta di proposte che riducono del 50% gli organici in fabbrica, e fanno scomparire la siderurgia a Piombino”. Sulla stessa linea la Fim: “La situazione non è più sostenibile — sintetizza Fausto Fagioli – e l’unica proposta concreta per le Acciaierie è quella di Smc”. Anche se, secondo il contestatissimo commissario Nardi, mancano le garanzie finanziarie
per poter avviare una trattativa in esclusiva.
La convocazione al Mise (fissata per le 14) è stata decisa dal viceministro Claudio De Vincenti, che da tempo segue il dossier per la cessione degli stabilimenti ex Lucchini di Piombino, Lecco e Condove.
De Vincenti sottolinea che incontrerà “le segreterie nazionali e territoriali delle organizzazioni
sindacali, per riprendere il confronto sulla situazione della società Lucchini in amministrazione
straordinaria, con particolare riferimento allo stabilimento siderurgico di Piombino”. Ma al dicastero di via Veneto, ribattono i sindacati, dovrebbero esserci anche gli enti locali. Per primo il sindaco Gianni Anselmi, che anche ieri ha ricordato: “Senza una nuova fornitura di materie prime, l’altoforno si fermerà ad aprile. Ma c’è un impegno del governo a non interrompere la continuità produttiva, almeno fin quando non sarà individuato un acquirente con un nuovo piano industriale”. Infine un monito: “Non servirà a niente il tentativo di attribuire responsabilità a Smc, che pure spero provveda a pagare la nave con le materie prime, qualora non venisse ordinata dal commissario”.
Se il democrat Anselmi “confida” in un intervento governativo, il nuovo segretario toscano di Rifondazione comunista, il piombinese Alessandro Favilli, guarda a quanto accaduto negli ultimi anni e non fa sconti: “Le responsabilità degli ultimi governi sono gravissime. Hanno lasciato a Nardi carta bianca, con tutto quel che ne è seguito. Con l’esecutivo di Renzi, se possibile, la situazione diventa ancora più grave: il ministero è stato affidato alla confindustriale Federica Guidi, e tutti sanno che Federacciai non ha alcuna intenzione di tenere aperto lo stabilimento”. Anche per questo, giovedì, le Acciaierie saranno ancora più deserte di oggi. Perché gli operai saranno quasi tutti a Roma.
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