«Per gli asset di Lucchini le offerte entro lunedì»
da il Sole24OreMatteo Meneghello07 marzo 2014
Dialogo a tutto campo per raccogliere il maggior numero di offerte. Nessun pregiudizio. E tempi stretti per concludere il bando senza danneggiare l'integrità degli impianti. È questo la posizione del Governo per Lucchini emerso dal tavolo con i sindacati, convocato ieri al Mise alla presenza del sottosegretario Claudio De Vincenti. «Vedremo martedì le offerte – ha detto –. Valuteremo il contenuto dei progetti, la loro credibilità industriale e finanziaria». La riunione è stata aggiornata al 13 marzo.
In cima alla lista per la corsa agli asset del gruppo in amministrazione straordinaria ci sono oggi, secondo i sindacati, Klesch e Smc. Gli svizzeri – dopo 24 ore di riflessione legate alla scelta della cordata italiana Duferco-Feralpi-Acciaierie Venete di abbandonare il campo a causa dell'assenza di «condizioni ambientali» adeguate a Piombino – avrebbero sciolto ieri le riserve, decidendo di formulare un'offerta non vincolante. Secondo una fonte industriale, la convinzione di una fattibilità dell'operazione è però più tiepida rispetto a gennaio.
I sindacati hanno dato conto ieri anche della conferma dell'interessamento della tunisina Smc. Anche qui, nonostante le rassicurazioni che giungono dall'entourage del magnate giordano Khaled al Habahbeh, c'è da registrare, in questi giorni, un raffreddamento nelle convinzioni del territorio piombinese (in precedenza fiducioso nel piano da 1,5 miliardi promesso), dopo il rigetto del memorandum tunisino da parte del commissario Piero Nardi e a causa della prolungata «melina» nordafricana sulle lettere di credito necessarie a garantire l'impegno su Piombino.
Nessun segnale, invece, dalla toscana Ecoacciai, la proposta che, secondo indiscrezioni, punterebbe alla riconversione in acciaieria elettrica, cercando di sfruttare, in parallelo, anche le opportunità offerte dallo smaltimento della Costa Concordia e in generale dei recenti investimenti per potenziare il porto di Piombino. Getta la spugna l'indiana Jindal e salvo colpi di scena dell'ultima ora sembra definitivamente fuori dai giochi, come detto, la cordata italiana, pare più per motivi legati ad un diverso grado di convinzione del progetto da parte dei tre soggetti legati in alleanza. Punto interrogativo, infine, sulla terza proposta straniera registrata giunta al commissario.
«Il bando di gara scadrà lunedì e entro allora – hanno detto Marco Bentivogli e Marco Fagioli della Fim – sarà necessario che vengano presentate offerte e garanzie per accedere alla fase successiva», aggiungendo che «ogni mese è necessario reperire le risorse per assicurare il minerale e mantenere in funzione l'altoforno: un ulteriore prolungamento dell'iter negoziale rischia di essere insostenibile». Messaggio, quest'ultimo, rivolto a Smc, unica realtà che punta sull'afo e che per questo motivo è stata invitata dal commissario a sostenere l'onere di acquisto delle navi di minerale.
Il segretario della Uilm Mario Ghini ha precisato che «per un'offerta non vincolante le aziende interessate dovranno presentare garanzie bancarie per almeno 300 milioni. Il governo si è impegnato a sollecitare l'offerta a tutti i partecipanti». Per Rosario Rappa, della Fiom, «è stato un incontro interlocutorio. In 30-40 giorni arriveremo alla fase finale con la valutazione dei piani: è fondamentale che l'iter avvenga a impianti funzionanti».
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