mercoledì 19 febbraio 2014

Lucchini apre all'offerta tunisina

Un altro mesetto di tregua. Il commissario della Lucchini in amministrazione straordinaria, Piero Nardi, ha predisposto ieri il pagamento delle materie prime necessarie per proseguire di circa un mese la produzione di ghisa nell'altoforno di Piombino. Lo conferma lo stesso professionista, in una lettera inviata al sottosegretario al Mise Claudio De Vincenti, alle istituzioni toscane e ai sindacati. Le navi di minerale e di fossili (circa 40mila tonnellate) partiranno già nei prossimi giorni. 
Con questo ordine, il rischio di uno spegnimento dell'altoforno è rimandato, e soprattutto, non viene messa fuori dai giochi la manifestazione di interesse della tunisina Smc, sulla quale sindacati e istituzioni locali ripongono molte aspettative, dal momento che è l'unica che prevede di mantenere il ciclo integrale e i circa 2mila dipendenti, investendo più di 1,5 miliardi nello sviluppo del sito. 
Per avviare l'ordine, però, Lucchini ha dovuto spesare ieri 20 milioni, e per sostenerelo è in trattativa da giorni con la stessa Smc, alla quale ha chiesto un supporto finanziario di breve periodo. «Ad oggi – spiega Nardi nella lettera – non è stato possibile finalizzare l'operazione, ma si ritiene ancora possibile procedere in tal senso, in considerazione della modesta entità della stessa rispetto agli ingenti investimenti pubblicizzati da Smc». 
Il commissario tenta un'accelerazione nei confronti della compagine tunisina. Nella lettera Nardi invita Smc ad un incontro nei prossimi giorni, allo scopo «non solo di verificare la disponibilità a dare corso al richiesto supporto finanziario di breve periodo, ma anche, e soprattutto, per valutare la sussistenza delle condizioni e di capitali necessari per acquistare e gestire i rami d'azienda in vendita e, più in generale, per finanziare il piano industriale più volte pubblicizzato».
In sostanza, il commissario chiede apertamente ad Smc di giocare a carte scoperte, e a mostrare concretamente l'interesse per Piombino sbandierato pubblicamente nelle scorse settimane. Per farlo si assume l'onere delle navi: la triangolazione ipotizzata prevede la cessione di semilavorati in cambio del finanziamento ma, in assenza di un riscontro da Smc, la spesa rischia di ricadere tutta sulle spalle della procedura: «in mancanza del supporto finanziario richiesto a Smc – spiega Nardi – si verificheranno significative tensioni nella tesoreria aziendale già nelle prossime settimane». Il timore dei sindacati è che, in questa operazione, vengano danneggiati nell'immediato le società dell'indotto, che rischiano di non essere pagate a causa dell'impegno sul materiale. Con la lettera, Nardi dimostra ai sindacati (ieri la tensione per le navi è salita fino all'annuncio di uno sciopero di tutto lo stabilimento, poi ritirato) e al territorio di non volere lasciare nulla di intentato. Inoltre, la procedura ottiene il risultato di guadagnare tempo in attesa di approfondire il fronte relativo alle manifestazioni di interesse. Nonostante le 24 proposte annunciate nei giorni scorsi alla chiusura della prima fase del bando, i soggetti realmente interessati a una prospettiva industriale per Piombino si contano sulle dita di una mano. Il faccia a faccia con i tunisini pone quindi l'iter per la cessione ad un bivio. Se i nordafricani sapranno circostanziare la loro proposta, offrendo a Nardi tutte le garanzie richieste, bene. Altrimenti, archiviata nel frattempo la pratica altoforno, si tornerà a ragionare sugli altri soggetti, in primis i due italiani e gli stranieri, che nei prossimi giorni avvieranno la due diligence con la società.
matteo.meneghello@ilsole24ore.com

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