martedì 11 febbraio 2014

Aria tesa alla Lucchini, i lavoratori occupano la direzione

Sciopero in vista, tensione dopo l’apertura delle buste con le offerte (non vincolanti) per l’acquisto dello stabilimento. Tra i sindacati c’è il sospetto che il commissario Nardi voglia far decadere l’offerta araba. Il sindaco invita alla calma

   PIOMBINO. I lavoratori della Lucchini sono sul piede di guerra e sono pronti alla mobilitazione, non escluso il ricorso allo sciopero. E intanto stamani hanno occupato la direzione dello stabilimento. La decisione è all'esame della riunione del consiglio di fabbrica convocato stamani dopo che alla mezzanotte è scaduto il termine per la presentazione delle offerte non vincolanti per l'acquisizione dello stabilimento. «Abbiamo a più riprese chiesto un’accelerazione del bando di gara per poter continuare l'attività produttiva, ora abbiamo il sospetto che qualcuno giochi in maniera sporca» dice Franco Gabrielli della Fiom. La preoccupazione è che si faccia decadere l'offerta fatta dall'imprenditore giordano Khaled al Habahbeh smantellando l'area a caldo. «Il governo ci deve garantire che viene rispettata pari dignità delle offerte», sottolinea il sindacalista spiegando che la chiusura dell'altoforno farebbe decadere di fatto l'offerta dell'imprenditore giordano.
Al momento i sindacalisti sostengono di non avere notizie sulle offerte arrivate. Quelle finora annunciate sono tre: quella della società Smc dell'imprenditore giordano, quella di Duferco e quella del fondo Klesch. Anche per il sindaco Gianni Anselmi «la continuità produttiva non si deve interrompere e si deve accelerare il migliore progetto industriale».
Poco fa lo stesso sindaco ha postato un commento sulla propria bacheca facebook, dal titolo “bufale e mozzarelle”, in cui invita alla calma. Secondo Anselmi «Non c'è motivo di pensare, a oggi, che il commissario Nardi stia ostacolando il progetto arabo; inviterei tutti alla freddezza, alla calma e a una pazienza vigile. Non si sta vendendo un fondo commerciale ma una grande impresa in crisi, si tratta di una vicenda complessa che merita ogni approfondimento. Allo stesso tempo al posto di chi fa il bene informato propalando che il progetto arabo è una bufala e che lo ha verificato chissà dove, respirerei col naso tre o quattro volte. Certa gente non ha a che fare con la speranza, con la fatica del costruire, con la politica e nemmeno con le bufale, salvo il fatto che spesso si tratta di mozzarelle incapaci di rischiare alcunché».

Intanto i lavoratori attendono notizie anche sul fronte delle navi di minerale necessarie per mantenere in vita l'altoforno. Se quelle navi non verranno ordinate entro 48 ore, dicono i lavoratori, significherà la chiusura definitiva dell'altoforno e quindi la morte dell'area a caldo.
11 febbraio 2014    
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