sabato 15 febbraio 2014

LA FIOM A CONGRESSO 

Gabrielli rilancia le battaglie per Afo, Magona e Dalmine



PIOMBINO. Un 2014 ancora di sofferenza per le industrie della provincia, dal comparto della componentistica dell’auto e della cantieristica di Livorno alla siderurgia di Piombino. E’ questo il quadro...

  PIOMBINO. Un 2014 ancora di sofferenza per le industrie della provincia, dal comparto della componentistica dell’auto e della cantieristica di Livorno alla siderurgia di Piombino. E’ questo il quadro presentato dal segretario Luciano Gabrielli al 4º congresso provinciale della Fiom in corso nell’auditorium del l’Hotel Falesia. Ed è solo grazie alla testardaggine delle lotte dei lavoratori, secondo il leader del sindacato, che questo quadro non si è sgretolato.
In Val di Cornia il primo esempio portato è quello della Dalmine, un’azienda pronta a fuggire dal territorio, la cui presenza è stata mantenuta grazie ad un accordo che ha coinvolto non solo il sindacato ma anche Regione e Comune. Oggi, nonostante un ricorso alla Cig, la prospettiva è quella di creare un polo logistico che rivitalizzi anche le lavorazioni di finitura dello stabilimento di Ischia di Crociano.
Ma è nella difesa dell’altoforno Lucchini che si è manifestato il massimo impegno del sindacato e dei lavoratori in questi travagliati cinque anni. Una difesa che non è “iperconservatrice”, anzi aperta all’innovazione tecnologica e ambientale. Non ci sono misteri. La Fiom guarda soprattutto al progetto degli arabi. «Riteniamo la proposta di acquisto dell’intero stabilimento la giusta risposta alle lotte dei lavoratori e della città. Se il progetto della siderurgia andrà avanti – ha sostenuto Gabrielli – dovremo dare spazio a tutte le imprese che nel periodo di crisi della Lucchini hanno visto i loro crediti sparire nella passività del fallimento. Quindi è obbligatorio che il lavoro e gli investimenti siano assegnati a loro, per recuperare la sostenibilità dell’impresa ed avere un futuro garantito».
Senza appello il giudizio negativo sulla decisione del governo Letta di tagliare il 10% dei contributi per i contratti di solidarietà, che ha effetti negativi soprattutto in Magona, dove la solidarietà raggiunge il 60% con punte addirittura dell’80. Un’azienda, la Magona, ha poi aggiunto il sindaco Anselmi, che continua a pagare 152 euro il Mwh l’energia elettrica contro i 30 euro di Arvedi e i 40 di Mercegaglia. «Per questo – ha detto il sindaco – abbiamo chiesto al ministero di considerare l’intero polo siderurgico di Piombino come un’unica azienda, accedendo alle relative tariffe elettriche agevolate, che da sola Magona non otterrebbe per l’entità dei suoi consumi».
Anselmi, riferendosi anche all’attuale situazione dell’esecutivo, ha definito un “frullatore istituzionale” quello a cui si è trovato di fronte, con governi diversi, nel portare avanti la vertenza del polo siderurgico. E a messo su piani ben diversi i doveri del commissario da quelli di chi governa la città e il territorio. Non è dunque, a suo giudizio, una questione contabile quella di mantenere o no in marcia l’altoforno fino a che non ci saranno prospettive certe sull’acquirente e il piano industriale. «Chi deve dimostrare dimostri e chi deve verificare verifichi» ha sostenuto riferendosi ai possibili compratori, al commissario e al governo. «Non siamo conservatori – ha affermato Anselmi – chi difende l’Afo non vuole buttar via i soldi ma governare con la politica il cambiamento». E’ evidente che anche ad Anselmi piace la proposta degli arabi per quello che prospetta di mettere in campo. «Non si può accettare l’idea di risolvere il problema con due mesi di turismo d’estate – ha detto senza mezzi termini – per ottenere 4500 posti di lavoro sarebbe necessario costruire da qui a Serrazzano». Mantenere la siderurgia a Piombino non è dunque un optional, ma una scommessa per progettare un nuovo futuro. (g.p.)
14 febbraio 2014
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