Si ferma per sempre l'Afo, in cassa integrazione anche alla Edison
Dopo le cariche in bianco, previsto per mercoledì 5 lo spegnimento definitivo. I dipendenti delle centrali elettriche però sono convinti che possano ripartiredi Alessandro De Gregorio
PIOMBINO. Mercoledì 5 potrebbe essere una data storica: quella della fermata definitiva dell’altoforno. Concluse le cariche in bianco, da alcune settimane ormai sono in corso le procedure di spegnimento e di messa in sicurezza dell’Afo4. E domani è la data fissata per l’atto finale. Salvo imprevisti, giorno più giorno meno, ci siamo.
In occasione della fermata definitiva, e mentre tutti i lavoratori - diretti e indiretti - attendono che venga sciolto il nodo dei potenziali acquirenti della Lucchini (Jsw o Cevital), altri lavoratori stanno per andare in cassa integrazione. Sono quelli delle centrali elettriche della Edison, 43 dipendenti. Tre transiteranno in Sol. Per gli altri 40, già in solidarietà, dal 17 scatterà la cassa integrazione ordinaria (al 50% cds, al 50% cig).
In occasione della fermata definitiva, e mentre tutti i lavoratori - diretti e indiretti - attendono che venga sciolto il nodo dei potenziali acquirenti della Lucchini (Jsw o Cevital), altri lavoratori stanno per andare in cassa integrazione. Sono quelli delle centrali elettriche della Edison, 43 dipendenti. Tre transiteranno in Sol. Per gli altri 40, già in solidarietà, dal 17 scatterà la cassa integrazione ordinaria (al 50% cds, al 50% cig).
Altoforno e cokeria dunque non alimentano più gli impianti per la produzione di energia elettrica, le prospettive sono sempre più incerte per tutti ma loro sono convinti che «le centrali possono ancora produrre e noi siamo pronti per qualunque esigenza impiantistica». Sono andati a dirlo anche al sindaco Massimo Giuliani, che ha ricevuto una delegazione.
La preoccupazione dei lavoratori Edison è legata a quelle che definiscono «voci catastrofiche riguardo alle centrali elettriche di Piombino, voci che parlano di una totale cessazione delle attività produttive, di dipendenti già a casa dal lavoro e della dismissione del sito industriale. Ma Edison Piombino non è morta».
Ammettono che, prima per la marcia ridotta e poi per la fermata dell’altoforno, l’azienda è stata costretta a fermare la centrale Cet3 a ciclo combinato (turbina a gas, compressori centrifughi, generatore di vapore a recupero e turbina a vapore con potenza complessiva di 180 Mw/h) per mancanza di combustibile. «Ma è anche vero - aggiungono - che la sede centrale di Edison ha programmato una lunga procedura di conservazione dell’impianto, al fine di mantenere efficienti tutti i componenti nella possibilità di una futura ripartenza. E questo programma di conservazione è ancora attivo: controlli delle varie parti d’impianto vengono registrati tutte le settimane, le bolle di controllo sono svolte tutti i giorni e il costante consumo di azoto testimonia la volontà di preservare l’impianto da pericolose corrosioni. E’ vero che l’ulteriore fermata della cokeria ha costretto alla fermata anche la Cet2, la centrale termoelettrica con caldaie convenzionali con potenza complessiva di 65 Mw/h. La mancanza del gas coke non permetteva più una marcia della centrale alle condizioni di mercato, ma anche per questo impianto è stato predisposto un programma di conservazione simile alla Cet3, programma ancora in corso di attuazione».
Insomma, Edison vorrebbe mantenere le sue centrali pronte a partire, ferme ma capaci ancora di produrre non appena ci saranno di nuovo le condizioni economiche e impiantistiche.
«E la migliore conferma di questa intenzione - aggiungono i dipendenti - è proprio la richiesta, giunta solo pochi giorni fa da parte della Lucchini, di avere una nuova fornitura di vapore tecnologico per esigenze dell’altoforno».
La fornitura è prevista per mercoledì 5. «Cet2 sarà di nuovo rimessa in marcia - concludono - sebbene non a pieno carico. A questa breve ripartenza seguirà ovviamente un nuovo stop e una nuova procedura di conservazione impianti». E la cassa integrazione
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