LUCCHINI : Per Cevital e Jindal c'è tempo fino al 18
Arriva la proroga per decreto, ma gli algerini sembrano in vantaggiodi Cristiano Lozito
PIOMBINO. E’ arrivato il decreto che assegna una proroga fino al 18 novembre alle società in lizza per la Lucchini, secondo quanto richiesto dal commissario straordinario Piero Nardi, sorta di ultimatum accompagnato dalla lettera inviata a Cevital e Jindal per puntualizzare e migliorare la propria proposta. Un passaggio che dovrebbe portare a una decisione (considerati i passaggi al comitato di Sorveglianza e poi al Mise) al massimo entro l’ultima settimana del mese.
Tutto secondo copione, quindi, secondo quanto emerso dal tavolo di martedì mattina in Comune, dove il sindaco Massimo Giuliani ha riunito sindacati, Confindustria, Confcommercio, Confesercenti e Cna, per fare il punto della situazione.
Cevital favorito dunque nella corsa finale, per la sua offerta complessiva (Jindal dopo l’annunciata volontà di un rilancio, per ora resta nell’ombra), mentre secondo il sindaco, come anticipato dal Tirreno, appare non ricevibile la proposta del Consorzio guidato da Federacciai, che prevede 450milioni di euro di investimenti per un impianto da due milioni e mezzo di preridotto.
Punto fondamentale, questo, ribadito al termine della riunione dai segretari di Fim, Fiom e Uilm (Fausto Fagioli, Luciano Gabrielli e Vincenzo Renda): «Sapevamo che la proposta di Federacciai – hanno detto – non poteva essere accolta, perché eventualmente andrà rivolta a chi vincerà la gara. Secondo noi il decreto di proroga di fatto mette il punto alla vicenda, perché è ufficiale che in gara ci sono Cevital e Jindal. Gli algerini sono disposti a comprare il materiale a terra per i laminatoi, e il commissario ci ha garantito la continuità produttiva fino a marzo...».
La traduzione dal linguaggio sindacale è questa: poiché Jindal non comprerebbe il materiale a terra perché porterebbe il suo per laminare, questo significa che l’offerta algerina come minimo al momento è in chiaro vantaggio visto che Nardi si sente di garantire l’acquisto del materiale sapendo che qualcuno comunque poi lo pagherà.
L’acquisto del materiale consentirà di arrivare come minimo a febbraio, dando il tempo per i passaggi burocratici collegati alla vendita dello stabilimento senza interrompere l’attività dei laminatoi e consentendo quindi di andare avanti con i contratti di solidarietà.
Il sindaco ha poi illustrato i dettagli del pacchetto di interventi e incentivi per la reindustrializzazione, le bonifiche e il polo di rottamazione delle navi militari che, nella giornata di martedì, a firma di Regione, Mise e Cipe, ha messo sul piatto complessivamente 122 milioni.
In particolare, riferendosi a 52 milioni di Regione (32) e Mise (20), si tratta di incentivi rivolti ai lavoratori del settore siderurgico, diretti e dell'indotto, che siano stati espulsi dal mercato del lavoro a causa della crisi, a favore delle piccole e medie imprese, industria e artigianato, turismo e commercio, con garanzie per l’accesso al credito, incentivi alle assunzioni e alla formazione, bandi per la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione. Interventi che potrebbero partire nei primi mesi dell’anno nuovo.
Per Confindustria, presente alla riunione, sarebbe fondamentale avere una definizione delle aziende ammissibili agli incentivi, secondo parametri da definire al più presto e usando criteri di premialità. L’associazione degli industriali ha sottolineato anche la necessità di non perdere altro tempo e quindi di procedere il prima possibile alla pubblicazione dei bandi.
Le associazioni di categoria hanno rimarcato più volte la grande sofferenza delle piccole aziende che in questo momento sopportano il peso forse maggiore della crisi. Per questo è importante mettere in campo strumenti anche non convenzionali per rilanciare investimenti e creare lavoro.
Soprattutto, come ha rimarcato Confindustria, occorre che il sistema creditizio assuma degli impegni verso quelle piccole o piccolissime aziende (che danno lavoro a centinaia e centinaia di persone) che hanno retto in qualche modo il peso della crisi, ma ora hanno bisogno di un sostegno concreto per rilanciarsi in modo vero e proprio. Serve insomma un sistema bancario che scommetta anche sui “piccoli”, che hanno come garanzia solo il proprio lavoro.
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