giovedì 6 novembre 2014


Gozzi: "Il preridotto lo facciamo noi"

Investimento da 450 milioni per restare nell’affare Lucchini. I sindacati chiedono a Nardi una scelta rapida tra Cevital e Jsw



PIOMBINO. Un impianto di preridotto a Piombino dalla capacità produttiva di due milioni e mezzo di tonnellate. E’ la proposta che un consorzio di produttori giovedì 6 ha ufficializzato dopo una riunione straordinaria del direttivo di Federacciai. La proposta è stata formalizzata in una manifestazione d’interesse inviata al commissario straordinario della Lucchini, Piero Nardi.
Costi e obiettivi. L’investimento sarebbe di 450 milioni, dando occupazione a 150 persone. Secondo un comunicato di Federacciai l’impianto «oltre a contribuire al miglioramento delle condizioni di approvvigionamento della materia prima per le aziende siderurgiche italiane, rappresenterebbe un importantissismo supporto all’installazione di un forno elettrico al servizio della stessa siderurgia piombinese, così come esplicitato nelle offerte dei due player, Jindal e Cevital, che hanno manifestato l’interesse a rilevare gli impianti».
Gozzi e il futuro del settore. «Si tratta di una scelta strategica - ha spiegato il presidente di Federacciai, Antonio Gozzi - che dimostra la lungimiranza degli imprenditori siderurgici, consapevoli che i costi dell’energia e del rottame rappresentano sempre più, anche in una prospettiva futura, fattori critici e penalizzanti dal punto di vista della competizione globale. Siamo in questo momento tutti impegnati ad aumentare la qualità e la sostenibilità ambientale delle nostre produzioni, a garantire un futuro più solido alle nostre aziende, tutelando l’occupazione e riassicurando il ruolo positivo che questo settore fornisce al made in Italy».
Il sarcasmo di Bondi. Enrico Bondi, la cui riservatezza è proverbiale, ieri ha debuttato sui social con un tweet dedicato proprio alla decisione di Federacciai di progettare un impianto preridotto a Piombino. Bondi, ex commissario all’Ilva, che aveva incassato critiche durissime su un progetto simile per Taranto da parte di Federacciai, ha così commentato: «Evviva il #Preridotto, i siderurgici folgorati su via di Damasco come Paolo di Tarso. Speriamo seguano opere egregie».
Cos’è il preridotto. La “spugna di ferro” è una materia prima costituita da almeno l’85% di ferro metallico, da una quota di ossido di ferro intorno al 10%, e da una frazione d’inerte (ossidi di calcio, silicati e alluminati). Non produce elementi chimici inquinanti e porta a un considerevole abbattimento delle emissioni di Co2. Considerazioni sull’impatto ambientale non riferibili però al trasporto e alla conservazione a terra di enormi quantitativi di materiale.
Il prezzo del gas. La proposta di Federacciai spiega i vantaggi economici legati a un uso più contenuto del rottame e probabilmente a un prezzo del preridotto calmierato e uguale per tutti i produttori, ma non fa riferimento al costo del gas. La proposta potrebbe essere in teoria interessante per Jindal, meno per gli algerini, che restando autonomi avrebbero sì da affrontare i costi di realizzazione dell’impianto in Africa, ma potrebbero sfruttare al massimo i vantaggi di un prezzo del gas di due terzi più basso che in Italia, rendendo decisamente ultra competitivo il proprio prodotto finale.
Proroga per Nardi. Ieri i segretari di Fim, Fiom e Uilm sono stati ricevuti dal commissario Piero Nardi, che nella stessa giornata ha ricevuto la comunicazione ufficiale della proroga di un anno del suo incarico, legata all’allungamento dei tempi per la cessione dello stabilimento di Lecco. I sindacati hanno ribadito al commissario l’esigenza di chiudere la partita piombinese al più presto.
I tempi per la decisione finale. Secondo fonti qualificate la proposta di Federacciai non dovrebbe cambiare i piani di Nardi. Nei primi giorni della prossima settimana un decreto del governo permetterà al commissario di inviare a Cevital e Jindal una lettera in cui chiederà di proporre eventuali miglioramenti alla loro offerta. Poi pochi giorni di tempo per arrivare alla decisione finale non oltre il 20 di questo mese

IL COMMENTO

C'è chi gioca sulla pelle di Piombino

Se non puoi sconfiggere il tuo nemico fattelo amico. La massima sembra adattarsi perfettamente all’ultima mossa del presidente di Federacciai, Antonio Gozzi, che dopo le invettive nei confronti degli algerini di Cevital («si muovono come elefanti in una cristalleria», «sono un elemento di disturbo in un mercato già saturo»), propone una sorta di patto a chi vincerà (e gli algerini sono in oggettivo vantaggio) la contesa per la Lucchini di Piombino: noi – produttori italiani – facciamo un impianto per il preridotto che serva a tutto il comparto, e lo facciamo a Piombino facendo risparmiare un bel po’ di soldi a chi ha intenzione di realizzare un impianto analogo per alimentare un forno elettrico (due secondo gli algerini) alla Lucchini. Poi lo gestiamo tutti insieme e, magari, troviamo un accordo sulla gestione del mercato. C’è anche chi, come il sindacato, intende l’ultima, spericolata mossa di Gozzi come un’ulteriore manovra di disturbo, pensata per far perdere un altro po’ di tempo al commissario Piero Nardi, mettendo così definitivamente in crisi lo stabilimento piombinese, a corto di materiale per i laminatoi, e mandare in malora quel che resta del mercato Lucchini. Tocca ora a Nardi sgombrare il campo da sospetti e dietrologie e fare il meglio che può e deve per Piombino: ci sono due proposte in campo, scaduti i 10 giorni di proroga (di fatto una concessione a Jindal) si decida senza perdere altro tempo (cloz
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