- LUCCHINI - Renzi replica a Grillo
«Sciacallo a Piombino»
-Il Tirreno-
di Alessandro De Gregorio
PIOMBINO mar 06 mag, 2014
E’ una delle campagne elettorali più dure e avvelenate degli ultimi anni. E’ di ieri l’ultimo scambio di cortesie fra Beppe Grillo e Matteo Renzi. Il presidente del consiglio e segretario del Pd ha definito «sciacallo» il leader del M5s: «A Piombino Grillo è andato a fare lo sciacallo ma non si mettono i lavoratori contro i sindacati in una fabbrica in crisi». A sua volta Grillo si era portato avanti con il lavoro sin dal giorno prima, “incollando” il volto di Renzi sul corpo di Genny ’a carogna e scrivendo sull’ormai famigerata t-shirt del capo ultrà “Silvio libero”. Insomma: come Genny ’a carogna chiedeva la liberazione di Speziale, così Renzi chiede quella di Berlusconi, è il messaggio di Grillo.
Che con l’hashtag “la #profondasintonia” ricorda l’accordo esistente tra Berlusconi e Renzi sulle riforme: “Ricordalo il 25 maggio. O noi o loro!”, dice Grillo agli elettori. E così ieri mattina, parlando alla direzione del Pd e ammettendo che «io non sono tenero con i sindacati», Renzi ha replicato che «l’ultimo luogo in cui andare a fare lo sciacallo è dove un’azienda come la Lucchini chiude. Noi abbiamo proposto una soluzione. Questa è la differenza tra chi scommette contro e chi scommette a favore dell’Italia». A seguire, sul blog di Grillo, altre bordate.
Nessuno dei due, peraltro, ha risposto alla sfida e all’invito di Mirko Lami, coordinatore Fiom, che continua a ricevere insulti dalla galassia grillina dopo la partecipazione alla trasmissione tv di Santoro. Lami aveva sfidato Grillo a un confronto civile e invitato Renzi a venire a Piombino per un confronto sulla siderurgia. Grillo e Renzi si prendono a randellate ma, per ora, il povero Lami non se lo filano. Intanto ieri alla Lucchini sono iniziate le assemblee di fabbrica e il referendum. Le prime e il secondo si concluderanno oggi. Nella scheda, ai lavoratori viene chiesto di rispondere sì o no al quesito: “Condividi il percorso di Fim, Fiom, Uilm, che attraverso gli ammortizzatori sociali e l’Accordo di programma si pongono l’obiettivo di tornare a produrre acciaio nel polo siderurgico piombinese?”.
Alcuni operai hanno chiesto azioni di lotta più incisive per la riaccensione dell’altoforno mentre Paolo Francini ha rinnovato la propria linea: chiedere allo Stato di ri-nazionalizzare le acciaierie. Ma la maggioranza sembra voler aderire alla linea sindacale, così come è avvenuto all’ultimo referendum del 18 aprile. «Se passa il sì andiamo avanti con la trattativa, altrimenti si dimetterà il consiglio di fabbrica - dice Fausto Fagioli, segretario Fim - I continui strappi non servono più a nessuno. Siamo in democrazia, vediamo cosa dicono i lavoratori. Se prevarrà la linea di Fim, Fiom, Uilm lavoreremo su questo Accordo giorno per giorno, talmente è complesso».
La prossima settimana dovrebbe esserci un nuovo incontro al ministero tra le istituzioni e i sindacati per definire la cabina di regia. Intanto proseguono anche i colloqui con le imprese dell’indotto. «Abbiamo incontrato i rappresentanti di alcune, compresa la 3M - dice Fagioli - ora toccherà alla Bertocci. Al momento c’è la volontà di rimanere sul territorio, ma tutto è condizionato alla vendita». Il 30 si chiude il bando. Sajjan Jindal (Jsw) è quello che sembra più attivo in questi giorni. L’industriale indiano sta chiedendo parecchie informazioni su conti, organizzazione del lavoro, situazione degli impianti e bonifiche.
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