Produzione al minimo per ottimizzare i costi, all'occasione vendite «spot» in contanti per mantenere il livello di cassa sempre in sicurezza, semiprodotti via via stoccati sui piazzali con lo scopo di potere contare su di un orizzonte di laminazione funzionale alla procedura di vendita dopo lo stop all'altoforno. Per la Lucchini in amministrazione straordinaria, che chiude l'ultimo esercizio con una perdita quasi dimezzata rispetto all'anno precedente, intorno ai 100 milioni di euro, il 2013 è stato un anno cruciale.
Da un lato il commmissario Piero Nardi ha dovuto definire i bandi di gara, la selezione degli acquirenti, la definizione dello stato passivo, oltre a «pilotare», nei giorni scorsi, lo spegnimento dell'altoforno con una carica «in bianco». Dall'altra, però, quasi quotidianamente, delicate scelte operative di carattere gestionale hanno evitato che il gruppo, giunto già «stremato» al commissariamento (secondo una definizione dello stesso Nardi), vedesse ulteriormente compromessa la sua integrità e il suo appeal in vista della cessione (operazione che nelle prossime settimane si dovrebbe avvicinare alla chiusura, con gli indiani di Jsw in una posizione di maggior favore rispetto agli altri concorrenti).
In una recente relazione sulla gestione fin qui svolta, il commissario ha ripercorso le tappe della gestione degli ultimi mesi, sottolineando le diverse scelte da «amministratore delegato» assunte nell'ultimo anno.
In una recente relazione sulla gestione fin qui svolta, il commissario ha ripercorso le tappe della gestione degli ultimi mesi, sottolineando le diverse scelte da «amministratore delegato» assunte nell'ultimo anno.
Riavviata l'attività (alla data di apertura della procedura, il 23 dicembre del 2012, altoforno e impianti erano fermi), come prima emergenza l'azienda ha dovuto sottrarre al ciclo produttivo 40 milioni di liquidità per pagare i principali fornitori. Quindi, a livello organizzativo, sono state riempite alcune caselle vacanti, in particolare nel settore commerciale «negli ultimi anni progressivamente svuotato – spiega Nardi nella sua relazione – da competitori di Lucchini». Infine, sono state assunte misure per contenere il più possibile i costi di gestione: richieste di dilazioni di pagamento nei confronti di subappaltatori italiani, revisione dei contratti d'appalto, riduzione dei costi di trasformazione, monitoraggio degli incassi con solleciti dello scaduto.
Il buon esito di queste operazioni ha consentito di finanziare l'attività produttiva fino alla presentazione delle offerte non vincolanti. Secondo i dati forniti dal commissario, nel 2013 Lucchini ha prodotto 1,116 milioni di tonnellate di acciaio (billette e blumi) e 828mila tonnellate (854 considerato anche le barre di Condove) di laminati.
Il buon esito di queste operazioni ha consentito di finanziare l'attività produttiva fino alla presentazione delle offerte non vincolanti. Secondo i dati forniti dal commissario, nel 2013 Lucchini ha prodotto 1,116 milioni di tonnellate di acciaio (billette e blumi) e 828mila tonnellate (854 considerato anche le barre di Condove) di laminati.
L'anno prima i prodotti finiti erano stati pari a 992mila tonnellate. Il fatturato complessivo è stato di 759 milioni di euro, per una perdita che dovrebbe aggirarsi sui 100 milioni, ridotta rispetto al rosso di 168,7 milioni del 2012 (che seguiva la perdita di 59,5 milioni del 2011).
Piombino, in particolare, nell'ultimo anno ha ridotto al minimo la produzione, con l'obiettivo di ridurre gli impegni finanziari conseguente allo sbilanciamento tra produzione e vendite. Alla fine di febbraio di quest'anno l'azienda ha accumulato billette e blumi per oltre 300mila tonnellate, per un valore di circa 140 milioni: l'incremento del magazzino, spiega il commissario, è motivato dalla necessità di garantire laminazione per almeno sei mesi dalla chiusura dell'altoforno.
Piombino, in particolare, nell'ultimo anno ha ridotto al minimo la produzione, con l'obiettivo di ridurre gli impegni finanziari conseguente allo sbilanciamento tra produzione e vendite. Alla fine di febbraio di quest'anno l'azienda ha accumulato billette e blumi per oltre 300mila tonnellate, per un valore di circa 140 milioni: l'incremento del magazzino, spiega il commissario, è motivato dalla necessità di garantire laminazione per almeno sei mesi dalla chiusura dell'altoforno.
Diversa la situazione di Servola, l'impianto per la produzione di ghisa a Trieste oggetto di un bando distinto per il quale è stata presentata un'unica manifestazione di interesse, riconducibile al gruppo Arvedi. A Trieste il risultato economico nel 2013 è peggiorato, si legge nella relazione del commissario, a causa della diminuzione dei gas siderurgici venduti a Elettra a seguito dei nuovi parametri fissati dal Gse per gli impianti Cip6. I conti sono stati anche influenzati dalle consistenti spese per manutenzione decise per rispettare i vincoli ambientali in assenza di investimenti.
Per quanto riguarda infine lo stato passivo relativo al gruppo, sono state 3.687 le domande di insinuazione, per un credito richiesto complessivo di 1,263 miliardi. Nardi ha considerato ammissibili crediti per 755,880 milioni (756,930 dopo le verifiche del giudice delegato).
Per quanto riguarda infine lo stato passivo relativo al gruppo, sono state 3.687 le domande di insinuazione, per un credito richiesto complessivo di 1,263 miliardi. Nardi ha considerato ammissibili crediti per 755,880 milioni (756,930 dopo le verifiche del giudice delegato).
11 maggio 2014
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