venerdì 16 maggio 2014

La Lucchini verso l'India i fratelli Jindal gli unici in gara




MAURIZIO BOLOGNI C'È il colosso indiano della siderurgia Jindal South West in pole position per acquistare la Lucchini di Piombino. E un solo altro possibile concorrente, Jindal steel power, indiano pure lui. Due fratelli contro, Sajan, che controlla la prima delle due industrie, e Naveen, proprietario della seconda. A Piombino hanno portato i migliori tecnici e avvocati per studiare il business e gli aspetti legali, decidere se fare l'offerta. Fanno sul serio ma hanno bisogno di tempo per capire. E ieri il commissario della Lucchini, Piero Nardi, ha deciso di concedere altri 15 giorni per la due diligence che terminerà entro il 30 maggio, mentre per le offerte vincolanti ci sarà tempo fino al 18 giugno. O uno dei due indiani o niente — pare di capire — gli altri possibili pretendenti sono evaporati. Ora, a bocce di nuovo ferme dopo i trambusti delle scorse settimane, l'interesse da tempo manifestato dal gruppo del magnate Sajan Jindal appare quello più in linea con gli obiettivi fissati dall'accordo di programma tra Stato e istituzioni locali, anche se restano i nodi legati ai livelli di occupazione che sarà possibile garantire nell'immediato, di risanamento e di riconversione del polo ad attività ecosostenibili. Ma a Piombino, dove i motivi di preoccupazione restano comprensibilmente molti, c'è chi confida che dopo la tornata elettorale gli indiani possano formalizzare una proposta vincolante di acquisto. Si ipotizza a carico di Jindal SW un esborso di circa 130 milioni, necessari al commissario per pagare i creditori privilegiati e in minima parte i chirografari di Lucchini, che chiude il bilancio 2013 con un centinaio di milioni di perdite in miglioramento però sul 2012 (allora il rosso fu di 169 milioni). Per quanto riguarda l'occupazione, il salasso sarebbe pesante, con il rientro al lavoro di 800-1.000 lavoratori su oltre 2.000, ma con la prospettiva di recuperare altra forza lavoro se e quando gli indiani affiancheranno ai laminatori — per i quali hanno mostrato interesse certo — un forno elettrico e un impianto Corex, su cui punta l'accordo di programma, tecno- logia che già fa parte del know how di Jindal SW (il gruppo utilizza il Corex in altri suoi due siti). Sul fronte dell'acquirente, giocano invece a favore del possibile investimento a Piombino il fatto che il polo siderurgico è specializzato nella siderurgia ferroviaria, che in Europa si scontra con un mercato saturo ma che mostra sbocchi interessanti in Asia, e la circostanza che per il colosso indiano (fattura nove miliardi di dollari) quello toscano sarebbe il primo presidio in Europa, continente su cui il gruppo industriale punta per crescere.


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