CEVITAL - LUCCHINI
Pronti a produrre acciaio tra 18 mesi
-Il Tirreno-
di Cristiano Lozito
PIOMBINO
Issad Rebrab, presidente di Cevital, sa di non avere molto tempo per tentare di chiudere l’affare Lucchini. Così, dopo aver visitato la fabbrica e incontrato il commissario Piero Nardi il mese scorso, ieri si è presentato di persona a Piombino, per incontrare il sindaco Massimo Giuliani e i sindacati, accompagnato dal suo consulente in Italia, Faid Tidjani e da Eliseo Paolicchi, amministratore della Riveco Generalsider, che ha lavorato per favorire la visita. Il presidente di Cevital ha accettato di rispondere alle domande del Tirreno.
Presidente Rebrab, perché il vostro interessamento per la Lucchini arriva quando la vicenda della cessione dello stabilimento, con l’offerta vincolante di Jindal, sembra ormai in dirittura d’arrivo? «Siamo stati a lungo impegnati nel tentativo di acquisizione di Ascometal, ma da più di un mese lavoriamo per comprare la Lucchini, e questa è la terza volta che vengo a Piombino».
Ma qual è il vostro legame con la siderurgia? Il vostro gruppo sembra avere il suo core business nell’agroalimentare... «In realtà Cevital è nata in Algeria come azienda siderurgica, poi quella fabbrica è finita male, nel 1995, per un attacco terroristico. Operiamo e investiamo in molti settori, l’agroalimentare ma anche la produzione di vetro, la commercializzazione di auto e veicoli industriali, gli elettrodomestici, i trasporti con una compagnia di navigazione».
La tempistica però non vi è favorevole, sa che la trattativa con Jindal va avanti da mesi? «Sì, ma noi siamo pronti a fare un’offerta economica già la prossima settimana, corredata dal piano industriale. Gli indiani vogliono solo laminare, non è chiaro sa se hanno davvero altri progetti. Noi invece sappiamo cosa fare a Piombino».
E cioè? «Abbiamo tutto pronto per realizzare due forni elettrici capaci complessivamente di produrre due milioni di tonnellate di acciaio, e per fare il revamping dei laminatoi. Vogliamo produrre acciai speciali e standard, perché abbiamo di fronte un grande mercato, in Algeria e più in generale in Africa».
E quali sarebbero i risvolti occupazionali? «Su questo dobbiamo fare delle valutazioni, ma tenga presente che siamo pronti, se ci daranno l’ok, a iniziare immediatamente a realizzare il primo forno elettrico per il quale prevediamo 18 mesi di tempo, e a completare il secondo entro 24 mesi, assumendo il personale necessario man mano che si andrà avanti nei lavori».
Qualcuno sospetta che in realtà il vostro vero interesse prevalente sia per la piattaforma logistica portuale... «Vogliamo l’acciaieria, ma è evidente che ci interessa, e molto, anche la logistica portuale. Noi pensiamo a un suo grande sviluppo, e a portare a Piombino anche attività del nostro settore agroindustriale».
Presidente, quante chances pensa di avere per concludere questo affare? «Sinceramente non lo so, ma se il governo è davvero interessato alla reindustrializzazione di Piombino, deve sapere che noi siamo il partner ideale, perché abbiamo i progetti e la disponibilità economica per gli investimenti».
mar 14 ott, 2014
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