Nardi al lavoro sull'offerta di Cevital
Ora la partita è fra gli algerini e l'indiana Jindal. I sindacati chiedono di fare in frettadi Alessandro De Gregorio
PIOMBINO. Da non avere uno straccio di offerta, a parte l’illusione araba, ad averne due proprio sul filo di lana.
Come preannunciato, lunedì mattina il consulente della Cevital, Farid Tidjani, ha depositato nell’ufficio del notaio David Morelli l’offerta vincolante del gruppo algerino per l’acquisizione della Lucchini.
Ne ha dato notizia anche il sindaco Massimo Giuliani in apertura del consiglio comunale e lo ha confermato la stessa Lucchini con una breve nota: «Il commissario straordinario Piero Nardi, con l’assistenza dei legali e del management aziendale, avvierà quanto prima l’analisi dell’offerta ricevuta, tenuto conto anche dell’avanzato progetto Jindal».
In realtà l’analisi sarebbe già cominciata nel pomeriggio di lunedì, quando lo stesso Nardi e i rappresentanti della Cevital si sono chiusi in direzione, alla Lucchini. Cosa si siano detti, non si sa. Così come non conosciamo i dettagli dell’offerta.
I sindacati, che hanno incontrato Tidjani tra l’appuntamento dal notaio e quello con Nardi, dicono di aver ricevuto rassicurazioni sia sotto l’aspetto finanziario (fidejussioni comprese) che sotto quello industriale.
Per esempio Vincenzo Renda (Uilm) sostiene che «ci hanno garantito il riassorbimento di tutti i lavoratori. Per un periodo verranno utilizzati ammortizzatori sociali, ma nell’arco di due anni saranno realizzati gli impianti, due forni elettrici, per arrivare a produrre due milioni di tonnellate annue di acciaio».
L’idea sarebbe di costruire i due forni in padule, dove attualmente ci sono i treni di laminazione; e di spostare il treno rotaie per liberare tutta l’area. Quando dice «tutti i lavoratori» Renda intende quelli diretti Lucchini, di Lucchini servizi e anche quelli di Gsi (società fuori dal bando ma per la quale Cevital ha presentato un’ulteriore offerta).
E gli altri? Renda ipotizza «qualche centinaio di posti» previsti da un ulteriore progetto di Cevital, legato al settore agroalimentare (produzione di zucchero) e logistico marittimo, dove la multinazionale avrebbe intenzione di concentrare i relativi traffici con l’Algeria.
Ora Nardi dovrà comunicare l’offerta al comitato di sorveglianza, che poi avrà 60 giorni per valutarla. Ma a giorni si attende anche la terza offerta della Jsw, con Sajian Jindalcostretto a rilanciare dopo essere stato prima congelato dallo stesso comitato e poi «sfidato» da un concorrente agguerrito, quell’Issad Rebrab che forse si è mosso solo adesso per il timore di veder sbarcare l’acciaio indiano in Europa.
Jindal, interessato fino a ieri solo ai laminatoi, sembrava l’ultima spiaggia. Ora pare che voglia mettere sul piatto anche un forno. L’offerta di Reprab è più allettante. Ma quale sarà la più affidabile? Certo è che il tempo stringe. Il materiale per mandare avanti i laminatoi è agli sgoccioli, i sindacati premono per chiudere entro il 28 ottobre.
Poi sarà mobilitazione. «Ci vuole prudenza - aggiunge Renda - da anni siamo in attesa, ora siamo in presenza di due offerte interessanti. Chiediamo al commissario e al governo che facciano prima possibile, perché lo stabilimento e il territorio sono stremati. Si scelga l’acquirente che dà più garanzie sotto l’aspetto finanziario ed economico, ma anche per il futuro industriale e occupazionale. Noi non ci schieriamo con nessuno. Posso solo dire siamo stati convocati un paio di volte solo da Cevital. Ma le nostre valutazioni potremo farle solo quando sarà siglato il preliminare di vendita».
Un cenno alla questione dell’energia. Il gruppo algerino avrebbe preannunciato di voler incontrare i vertici di Enel, dando una disponibilità per un accordo nell’immediato. Ma a regime? I forni elettrici sono particolarmente energivori ma non è escluso che gli algerini abbiano in mente l’uso del proprio preridotto e del proprio gas metano. In ogni caso, al momento nessuno avrebbe parlato di centrali a carbone.
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