Lucchini, dall'Algeria arriva la nuova offerta
del gruppo Cevital
-Il Tirreno-
di Cristiano Lozito
PIOMBINO
La vicenda Lucchini, lo stabilimento piombinese con 2100 dipendenti (oltre a 1500 lavoratori impegnati nell’indotto), in amministrazione straordinaria da due anni, vive un capitolo nuovo quanto imprevedibile: mentre ormai sembrava scontata la cessione agli indiani della Jsw di Sajjan Jindal dei laminatoi e della banchine portuali (per il reimpiego di 750 lavoratori), con un impegno all’eventuale realizzazione in un secondo tempo di un forno elettrico, sulla scena è comparso una nuova società interessata all’acquisto dello stabilimento.
Il gruppo algerino Cevital, 15mila dipendenti tra Spagna, Francia e Algeria, e un fatturato di tre miliardi e mezzo di euro, si dice pronto a fare un’offerta per la Lucchini entro la prossima settimana, che prevede la realizzazione di due forni elettrici, il primo entro 18 mesi, il secondo in due anni, che potrebbero dare una risposta importante alla crisi occupazionale. Cevital prospetta inoltre investimenti per lo sviluppo della piattaforma logistica portuale finalizzata alla commercializzazione dei propri prodotti e per la realizzazione di un impianto dedicato alla produzione agroalimentare, vero core business del gruppo, peraltro impegnato in moltissimi settori, dalla commercializzazione di auto e veicoli Hyundai, alla produzione di elettrodomestici, ai trasporti, con una propria compagnia di navigazione. Solo gruppi stranieri, dunque, restano interessati al secondo complesso siderurgico del Paese, mentre circola la notizia che i produttori bresciani siano molto preoccupati dal possibile arrivo di Cevital, per i riflessi che avrebbe sul prezzo del rottame la realizzazione di due forni elettrici a Piombino, e per la concorrenza nelle esportazioni in Africa.
Ieri il settantenne presidente di Cevitalel gruppo, Issad Rebrab, ha incontrato in Municipio il sindaco Massimo Giuliani e poi i sindacati metalmeccanici, ovviamente molto interessati a un progetto di così ampio respiro. «Abbiamo tutto pronto per realizzare due forni elettrici capaci complessivamente di produrre due milioni di tonnellate di acciaio – ha detto Rebrab al Tirreno – e per fare il revamping dei laminatoi. Vogliamo produrre acciai speciali e standard, perché abbiamo di fronte un grande mercato, in Algeria e più in generale in Africa. Se il governo è davvero interessato alla reindustrializzazione di Piombino – ha concluso il presidente di Cevital – deve sapere che noi siamo il partner ideale, perché abbiamo i progetti e la disponibilità economica per gli investimenti». Ieri però è stata anche la giornata in cui il commissario straordinario della Lucchini, Piero Nardi, ha presentato al Comitato di sorveglianza la proposta di Jindal (la seconda, dopo che la prima era stata giudicata insufficiente): dopo una lunga trattativa guidata dal commissario Nardi e un lavoro di affinamento dell’offerta, in molti ritenevano scontato l’ok e il successivo passaggio al ministero dello Sviluppo economico, ultimo atto prima della firma di un preliminare di vendita, atteso entro la fine del mese.
Invece a Roma è arrivato uno stop, o meglio la richiesta al commissario Nardi, «apprezzando il lavoro svolto dalla procedura e i passi in avanti fatti da Jsw, di contattare Jsw per chiedere in tempi molto brevi alcuni miglioramenti e precisazioni della sua offerta». Insomma, il Comitato non è ancora convinto, probabilmente per il combinato disposto tra un’offerta economica che pur restando imprecisata si sa essere non esaltante, e prospettive industriali formalmente ancora limitate all’acquisto dei laminatoi, agganciate, rispetto a una vera ripresa produttiva, solo agli impegni verbali presi da Jindal col governatore Enrico Rossi.
Pare comunque che il rinvio deciso dal Comitato non abbia nulla a che vedere con l’ingresso nella partita del gruppo algerino, anche perché al momento un’offerta vera e propria non c’è, e il ricordo della bufala del gruppo arabo Smc, che prometteva il salvataggio dell’altoforno, ancora brucia. Certo i tempi sono ristretti, e il sindacato ha posto la data del 28 ottobre come termine ultimo per la conclusione della vicenda, promettendo al contrario la ripresa della mobilitazione. L’attesa ora è legata alla reazione di Jindal rispetto alle richieste del comitato, col timore generale che poi alla fine, proprio ora che ci sono due pretendenti, la Lucchini si ritrovi senza un padrone.
mar 14 ott, 2014
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