Lucchini, in arrivo l'ultima offerta Jsw
Fissata per il 4 novembre la riunione del Comitato di sorveglianza: Jindal pronto a rilanciare per battere la proposta Cevitaldi Cristiano Lozito
PIOMBINO. E’ attesa entro venerdì 31 l’ultima offerta della Jsw diSajjan Jindal per la Lucchini: un comunicato della società in amministrazione straordinaria ha di fatto accorciato i tempi per la decisione finale, annunciando che martedì 4 novembre (stesso giorno in cui il viceministroClaudio De Vincenti incontrerà i sindacati), si riunirà il Comitato di sorveglianza chiamato a valutare le proposte per lo stabilimento piombinese. Mercoledì 29 la Lucchini ha anche ufficializzato la presentazione di un’offerta delle Acciaierie Venete per il laminatoio di Lecco, in competizione con quella di Duferco-Feralpi.
Per Piombino invece al momento sul piatto, dopo che la seconda offerta di Jindal è stata respinta con la richiesta di miglioramenti e chiarimenti, c’è la proposta del Gruppo algerino Cevital, che fin qui ha incontrato il favore di istituzioni e sindacati. Un consenso facilmente comprensibile per la portata complessiva dell’offerta della società guidata da Issad Rebrab: due forni elettrici (il primo entro un anno e mezzo) da due milioni di tonnellate, riammodernamento dei laminatoi e realizzazione di un nuovo impianto. E soprattutto riassunzione della maggior parte dei duemila dipendenti, in virtù di un progetto che prevede investimenti nel settore agroalimentare (vera forza del gruppo algerino) per produrre zucchero, olio vegetale e mangimi biologici.
Ecco perché Jindal per rientrare in partita dovrà fare un’offerta che dal punto di vista degli impegni sulla ripresa produttiva e sull’occupazione sia vicina a quella concorrente.
Per Piombino invece al momento sul piatto, dopo che la seconda offerta di Jindal è stata respinta con la richiesta di miglioramenti e chiarimenti, c’è la proposta del Gruppo algerino Cevital, che fin qui ha incontrato il favore di istituzioni e sindacati. Un consenso facilmente comprensibile per la portata complessiva dell’offerta della società guidata da Issad Rebrab: due forni elettrici (il primo entro un anno e mezzo) da due milioni di tonnellate, riammodernamento dei laminatoi e realizzazione di un nuovo impianto. E soprattutto riassunzione della maggior parte dei duemila dipendenti, in virtù di un progetto che prevede investimenti nel settore agroalimentare (vera forza del gruppo algerino) per produrre zucchero, olio vegetale e mangimi biologici.
Ecco perché Jindal per rientrare in partita dovrà fare un’offerta che dal punto di vista degli impegni sulla ripresa produttiva e sull’occupazione sia vicina a quella concorrente.
La Jsw al momento ha il solo vantaggio di disporre del materiale da laminare, proveniente dai suoi stabilimenti indiani (Cevital invece dovrebbe acquistarlo sul mercato), oltre ovviamente alla propria caratterizzazione siderurgica. Fin qui la Jsw dal punto di vista formale ha chiesto solo i laminatoi, definendo «eventuale» la realizzazione di un forno elettrico. Secondo indiscrezioni il gruppo indiano ora non solo sarebbe disposto ad avviare subito questa realizzazione, ma proporrebbe anche la costruzione di due impianti per la preriduzione, così da rispondere non esclusivamente alle proprie esigenze ma pure a una richiesta di mercato che – in modo abbastanza imprevedibile – arriverebbe dai produttori del Nord, interessati a verificare la possibilità di uscire dal giogo costituito dal sempre più fluttuante prezzo del rottame. Un altro elemento che chiarirebbe ancor meglio la sfuriata del presidente di Federacciai (e di Duferco), Antonio Gozzi, nei confronti della Cevital, e al contrario il favore dimostrato rispetto al possibile arrivo a Piombino degli indiani Jsw