Khaled al Habahbeh, ecco chi è il giordano che vuole la Lucchini
E' già stato a Piombino e ha visitato la fabbrica. Alle sue spalle il fondo di suo suocero, un finanziere ebreo-americano
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di Giorgio Pasquinucci
PIOMBINO. Ha finalmente un nome il "misterioso" uomo d'affari arabo interessato all'acquisto della Lucchini. Khaled al Habahbeh, quarantenne di origine giordana, residente negli Emirati Arabi Uniti, ma che vive e lavora negli Stati Uniti, è il personaggio che insieme al suo braccio destro Ali Ghammagui si è presentato apparentemente sottotono a Piombino con la sua strabiliante offerta: "compro tutto", dallo stabilimento toscano agli asset di Lecco, della Vertek di Condove e della Gsi.
Lui e il fedele Alì, il ceo della "Smc" con sede a Tunisi che ha ufficialmente firmato la manifestazione d'intenti presentata al commissario straordinario Piero Nardi, sono venuti a Piombino senza squilli di tromba e con grande semplicità. Hanno alloggiato per almeno due volte all'Hotel Est, un tre stelle a due passi dalla fabbrica, pranzando in uno dei ristoranti del centro storico, la Taverna dei Boncompagni, buona cucina ma non certo il lusso a cui ci aveva abituati Alexey Mordaschov, abituale cliente del Tombolo di Donoratico, e ben lontano dalla spettacolarità di Klesch, che era atterrato addirittura con l'elicottero in fabbrica.
Ma chi è Khaled al Habahbeh e di quali risorse dispone? Approdato negli Usa, si è laureato alla University of Maryland College Park, ha sposato una ricca ereditiera americana, figlia di un finanziere di origine ebraica. È lì, in un Fondo di investimenti controllati dal suocero, la vera cassaforte che ha permesso con disinvoltura a Khaled di gettare sul piatto ben 3 miliardi di euro; 1,5 a disposizione per l'acquisto e la radicale riconversione della Lucchini, e altrettanti per un investimento immobiliare: si parla addirittura di un hotel a cinque stelle e di un centro congressi nell'area dove ora sorge la cokeria.
L'inserimento nel mondo degli affari del suocero (a questo punto è lui il nuovo mister X) deve essere avvenuto gradualmente. Nel 2011 ritroviamo Khaled al Habahbeh a capo della Ultralink international Ltd e chairman & president della Environmetal solutions Ltd. Ma poco dopo è amministratore delegato in 14 società strategiche con base negli Emirati Arabi, e direttore responsabile di tutti gli aspetti del trading, finanziamento e sviluppo immobiliare.
Nel mondo arabo uno dei suoi principali collaboratori è Ali Ghammagui, ceo della "Smc" con sede legale in una cittadina vicino a Tunisi, che lo ha accompagnato a Piombino. I due hanno incontrato due volte il sindaco Gianni Anselmi e, invece di scendere in elicottero hanno girato a piedi lo stabilimento accompagnati dal commissario straordinario Piero Nardi. Poi sono andati a Roma, al ministero dello Sviluppo economico, credendo - si dice - di poter stringere l'accordo in fretta, senza inizialmente rendersi conto che si trovavano nel mezzo di una gara. Insieme a loro Renzo Capperucci, l'ex capoturno dell'Ilva di Piombino, poi apprezzato tecnico della Danieli, di origine campigliese ma piombinese di adozione. Abita in via Due Giugno, a due passi dalla abitazione dove è cresciuto il sindaco Gianni Anselmi; sindaco che avrebbe messo in moto la macchina che ha portato Capperucci a riprendere i vasti contatti stretti durante la sua permanenza all'estero ed in particolare proprio in Medio Oriente. Accanto a Capperucci, tra i contatti del giordano Habahbeh figurano Federico Cammarota, production planing manager della Lucchini, e l'ingegner Roberto Sobot, manager della Steel Wordwide Services Ltd, con sede a Londra, incaricata della parte relativa alla progettazione industriale della riconversione Lucchini. Sabot è l'uomo che venerdì della scorsa settimana ha illustrato l'idea progettuale degli arabi-statunitensi ai capigruppo, alle organizzazioni di categoria ed ai sindacati riuniti in Palazzo comunale. Un progetto che per complessità e costi ha destato perplessità: realizzazione di due forni elettrici ed un Corex per la produzione di ghisa, spostamento delle colate continue nella zona di Ischia di Crociano, polo demolizioni navi e persino la disponibilità ad acquistare e riconvertire la centrale elettrica Enel di Tor del Sale. Le altre due proposte in gara per il bando di cessione del Gruppo Lucchini, quelle della cordata Duferco-Feralpi-Acciaierie venete e del Fondo svizzero Klesch, sembrano spiazzate dall’offerta del magnate arabo-statunitense.
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