Imprese al collasso, la Fiom lancia l’allarme
Gabrielli: Si rischia lo sgretolamento sociale, serve lavoro e un’accelerazione sulle bonifiche. Subito la cabina di regia sull’Accordo di programma
Mentre si discute del futuro dell’area industriale di Piombino, dell’arrivo di Jindal, di centrali a carbone e del polo di rottamazione, c’è un presente che per i lavoratori si fa ogni giorno più duro. In questo momento specialmente per quelli delle imprese, con decine di operai che ogni giorno bussano al sindacato, perché rischiano di non riscuotere nemmeno la cassa integrazione, e in qualche caso non riscuotono da mesi. E’ Luciano Gabrielli a lanciare l’allarme. Il capo della Fiom esce da un periodo di silenzio, preoccupato dalla situazione e da un proliferare di ipotesi e progetti generici, «di cui si discute uno alla volta, mentre qui bisogna ritrovare un filo e aprire una discussione sul futuro di Piombino che metta a un tavolo tutti coloro che hanno un ruolo, per discutere di una programmazione. Perché ci giochiamo i prossimi 50 anni del territorio».
Per questo Gabrielli si chiede: «Che fine ha fatto la cabina di regia prevista dall’Accordo di programma? Noi ci attendevamo che venisse affidato l’incarico in tempi rapidi a Gianni Anselmi, non solo per la fiducia che riponiamo in lui, ma anche per il suo bagaglio di esperienze e competenze maturate in 10 anni da sindaco. Perché questa nomina non arriva? Certo il sindacato non ha più un interlocutore, un punto di riferimento».
La Lucchini intanto è in una nuova fase di stallo, col Commissario Piero Nardi che dopo il via libera del Mise passerà a una sorta di trattativa privata con Sajjan Jindal. Troppo bassa l’offerta economica, insufficienti anche i numeri degli occupati previsti da Jindal nei laminatoi. Gabrielli sostiene di non conoscere quei numeri, ma nessuno ha mai smentito le previsioni fatte da fonti qualificate all’inizio della vicenda, e cioè non più di 700-800 operai.
21 luglio 2014
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