Jindal frena sull'ex Lucchini
Matteo Meneghello
Le trattative tra Jindal south west e Lucchini, per rilevare gli asset di Piombino di quest'ultima, proseguono in maniera serrata, ma per il closing bisognerà aspettare ancora alcune settimane. A smentire l'ottimismo del premier Matteo Renzi (sabato scorso aveva detto che per la firma degli indiani è «questione di giorni») è la stessa agenda del commissario straordinario di Lucchini, Piero Nardi. Secondo indiscrezioni, nei prossimi giorni il professionista è atteso in India, proprio per proseguire il confronto con Jindal (nei giorni scorsi una delegazione indiana era a Roma e probabilmente nella stessa occasione c'è stato un minivertice con Renzi).
Il confronto con il colosso siderurgico asiatico (14,3 milioni di tonnellate il potenziale produttivo annuale) prosegue da alcune settimane. Da quando, cioè, il ministero dello Sviluppo economico ha autorizzato il commissario straordinario ad avviare una trattativa privata per ottenere un'offerta migliorativa rispetto a quella presentata da Jsw nell'ambito del bando di vendita. I tempi si annunciano molto più lunghi (almeno fino a metà settembre, secondo alcune fonti) rispetto a quanto pronosticato da Renzi. Solo dopo il vertice in India il comitato di sorveglianza di Lucchini e il ministero potranno avere qualche elemento in più per valutare, ed eventualmente accogliere, la proposta di acquisto del gruppo guidato da Sajjan Jindal. La svolta è ancora lontana: lo stesso cfo del gruppo Jindal, Seshagiri Rao, ha detto nei giorni scorsi che «al momento non è stato concluso alcunchè», aggiungendo di non avere in programma viaggi in Italia per ulteriori discussioni.
Fin dalla prime ore successive all'apertura delle buste la trattativa è apparsa in salita. Con la cessione il commissario puntava alla soddisfazione dei creditori privilegiati e di parte dei chirografari, ma l'obiettivo è sembrato subito lontano. L'offerta economica degli indiani è molto bassa; per alcuni, addirittura, Sajjan Jindal sarebbe disposto a versare solo un prezzo «simbolico» per gli asset di Piombino. Ma il braccio di ferro tra i vertici indiani e la procedura non riguarda solo il prezzo d'acquisto. Le due delegazioni in questi giorni hanno lavorato soprattutto per limare le distanze riguardanti il piano sociale e occupazionale (che dovrà comunque essere sottoposto al vaglio dei rappresentanti dei lavoratori) e le prospettive di investimento (le istituzioni e i sindacati premono perchè vengano messi nero su bianco interventi che consentano a Piombino di continuare a produrre acciaio anche in futuro, come per esempio gli investimenti nel forno elettrico e nel Corex per la ghisa).
Jindal, secondo quanto ha riferito il commissario lo scorso 14 luglio, all'apertura delle buste, ha presentato un'offerta solo per i tre laminatoi (uno per barre e billette, uno per rotaie e materiale per armamento ferroviario, un terzo per la vergella) e non per l'area a caldo – l'altoforno è stato messo in stand by alla fine di aprile, la cokeria è ferma da fine luglio –, e questo aspetto preoccupa i sindacati, visto che l'area a freddo potrebbe assorbire solo 800 lavoratori. Jsw ha presentato un'offerta anche per gli asset portuali, per Vertek Piombino e per il 69,27% di Gsi, società controllata che produce sfere d'acciaio per il settore minerario. Nardi proseguirà in India il suo dialogo per verificare la possibilità di un miglioramento dell'offerta indiana (in fase di trattativa, secondo alcune fonti, Jsw avrebbe ventilato la possibilità di rinunciare al laminatoio per le barre).
Resta aperto anche il confronto con le altre società che hanno presentato offerte per gli altri bandi, in particolare con Duferco-Feralpi. L'obiettivo è ottenere un'offerta migliorativa per il laminatoio del Caleotto, a Lecco (anche in questo caso l'offerta è stata giudicata deludente): gli interessati hanno tempo fino al 2 settembre per formulare una proposta più convincente.
matteo.meneghello@ilsole24ore.com 15/8/2014
Nessun commento:
Posta un commento