venerdì 29 agosto 2014

LUCCHINI: CRESCONO LE RICHIESTE DI JINDAL PER IL PORTO


Piombino (LI) – I responsabili delle risorse umane di Lucchini e i rappresentanti dei lavoratori si sono incontrati lo scorso 27 agosto 2014, e secondo quanto emerso, entro la prima metà del mese di settembre, la trattativa con JSW dovrebbe subire un avanzamento. Un segnale che, se confermato, potrebbe evidenziare un miglioramento dell’offerta da parte della società indiana, a seguito delle numerose indiscrezioni che la volevano all’inizio inferiori alle attese. In arrivo quindi una nuova offerta vincolante da parte di Jindal, ma anche un prevedibile allungamento dei tempi per l’acquisto della Lucchini (si parla di aprile 2015).
Ieri i sindacati Fim, Fiom e Uilm hanno incontrato l’azienda per fare il punto dopo la missione durata due giorni, del commissario straordinario Lucchini Piero Nardi in India, dove ha proseguito la trattativa privata avviata in Italia. L’obiettivo era quella di far aumentare la quota per l’acquisto proposta da Jindal oltre a quella occupazionale che per i laminatori e aree portuali si ferma sulle settecento unità.
Qualche passo in avanti dal punto di vista economico è stato fatto, in quanto l’offerta passa da circa 10 milioni di euro che Jindal era intenzionata ad erogare all’inizio per l’acquisto dello stabilimento, a circa 70 milioni di euro, ma con un aumento delle richieste da parte del gruppo indiano. Si saprà qualcosa di più entro il  15 settembre quando la società JSW presenterà una nuova offerta vincolante. Fra le novità giunte dall’India infatti anche il possibile interesse per l’acquisto di altre aree per la logistica retro portuali.
Questa mattina intanto in stabilimento si é tenuto il consiglio di fabbrica. Si allontana il Corex e il forno elettrico, mentre a Trieste riparte l’altoforno. I rappresentanti sindacali hanno anche annunciato la fine dei CdS che dovrebbero, il condizionale è d’obbligo, terminare già con la fine di settembre nello stabilimento di Condové. Il capo del personale Lucchini, presente alla riunione di ieri – hanno comunicato i sindacalisti alle RSU – ha detto informalmente che entro il 25 di settembre ci potrebbe essere una proposta vincolante per l’acquisto della cokeria. Se questa proposta non andrà in porto, però, a partire dal 1° di ottobre anche quest’ultimo impianto andrà a chiusura.
Dal punto di vista della comunicazione si registra l’uscita, dopo 16 anni effettivi di permanenza nel Gruppo Lucchini, di Francesco Semino, attualmente Direttore Affari Generali e Societari, che lascerà l’Azienda il 31 agosto 2014 insieme al dirigente Marco Bianchi. Tale uscita era prevista ed è stata rinviata nel tempo di comune accordo per garantire l’espletamento delle complesse attività che si sono concluse con la presentazione delle offerte vincolanti. Il dott. Semino si è reso comunque disponibile a dare il suo consiglio per portare a buon fine il processo di Amministrazione Straordinaria e ad assistere il Commissario per garantire continuità di alcune attività avviate e non ancora concluse.
Il sindacato, in conclusione, chiede in un volantino e in una lettera che sarà distribuita a tutti i politici presenti alla festa dell’Unita di Piombino, una trattativa diretta con Jindal da parte del governo ai massimi livelli, insieme ai sindacati nazionali e locali, per far capire la situazione grave che sta realmente  colpendo lo stabilimento piombinese, che sta rischiando di fare la stessa fine di Bagnoli o più recentemente dell’Alcoa. «Che Renzi mantenga gli impegni che recentemente diede al Boy Scout, perché i tempi qui si allungano» dicono fonti RSU.
da IL CORRIERE ETRUSCO
LUCCHINI ....QUANDO LA NAVE AFFONDA I TOPI SCAPPANO

Dopo 16 anni Francesco Semino lascia l'azienda

  



-La Nazione-
— PIOMBINO —  ven 29 ago, 2014
FRANCESCO Semino lascia la Lucchini. Dopo sedici anni nel Gruppo Lucchini, Francesco Semino, attualmente direttore affari generali e societari, per lungo tempo a capo delle relazioni esterne, lascerà l’azienda il 31 agosto. «Un’uscita prevista – fa sapere l’azienda - che è stata rinviata nel tempo di comune accordo per garantire l’espletamento delle complesse attività che si sono concluse con la presentazione delle offerte vincolanti.
Il dottor Semino si è reso disponibile a dare il suo consiglio per portare a buon fine il processo di Amministrazione Straordinaria e ad assistere il Commissario Piero Nardi per garantire la continuità di alcune attività avviate e non ancora concluse». Francesco Semino un uomo di esperienza nel mondo siderurgico da anni a Piombino, legato a questo territorio e con il quale ha vissuto le vicende più difficili della fabbrica degli ultimi anni.
Trattativa LUCCHINI 

IL TEMPO E’ SCADUTO






Post di Mirko Lami
10 h · 
la Fiom CGIL, a nome della Rsu Lucchini e le altre sigle sindacali, ha consegnato una lettera al Ministro dell'agricoltura e delle politiche forestali On. Maurizio Martina.
IL TEMPO E’ SCADUTO
La RSU LUCCHINI e LUCCHINI SERVIZI si è riunita alla presenza di FIM/FIOM/UILM per fare una valutazione sull’andamento della trattativa.
Abbiamo appreso la notizia che entro settembre Jindal dovrebbe fare una nuova offerta vincolante che potrebbe essere migliorativa, ma riteniamo che i tempi e la proposta non siano in linea con le aspettative e le necessità dei lavoratori.
Ad oggi ci sono già circa 400 persone delle imprese che riscuotono a singhiozzo il loro stipendio, il contratto di solidarietà Lucchini rischia di essere messo in discussione per la mancanza di risorse.
Avevamo appreso dal Presidente del Consiglio che la trattativa con Jindal era in dirittura di arrivo. Riteniamo necessario l’accelerazione della chiusura della vicenda relativa alla vendita dello stabilimento, così in maniera contestuale da sbloccare il piano delle bonifiche che possa dare lavoro ai lavoratori delle imprese e fatturato alle stesse.
SU QUESTO NON SI PUO’ PIU’ TERGIVERSARE, E CHIEDIAMO CHE IL GOVERNO DIVENTI IL PROTAGONISTA DIRETTO DI QUESTA VERTENZA E DA SUBITO SI ATTIVI PER CONVOCARE JINDAL E TUTTE LE PARTI INTERESSATE AL FINE DI CHIUDERE LA VICENDA E APPLICARE NELLA SUA INTEREZZA L’ACCORDO DI PROGRAMMA.
DA SUBITO CI ATTIVIAMO ATTRAVERSO INIZIATIVE DI VOLANTINAGGIO RIVOLTA A TUTTI I COMPONENTI DEL GOVERNO E DELLE ISTITUZIONI CHE SI FACCIANO PORTAVOCE DELLA SITUAZIONE DRAMMATICA CHE STA VIVENDO PIOMBINO E LA VAL DI CORNIA.
AL TERMINE DI QUESTE INIZIATIVE SI TERRA’ ENTRO IL 15 DI SETTEMBRE L’ASSEMBLEA DEI LAVORI NELLA QUALE IN ASSENZA DI RISPOSTE CONCRETE DA PARTE DEL GOVERNO SI DECIDERA’ FORME DI LOTTA NECESSARIE PER RAGGIUNGERE L’OBIETTIVO PREFISSATO.
L’Italia è un Paese che non può rinunciare alla produzione di acciaio e quindi siamo convinti che il settore primario debba essere ritenuto uno dei punti prioritari della politica industriale del nostro Paese.
FIM/FIOM/UILM ritengono necessario unificare le varie vertenze della Siderurgia (Piombino, Terni, Taranto) attraverso uno sciopero e una manifestazione nazionale da programmare al più presto.
È con questa, che Le chiediamo, Sig. Ministro, di farsi carico di questa grave situazione in cui il territorio di Piombino va trovandosi con le fabbriche ferme, il comprensorio che si impoverisce e di chiedere al Presidente del Consiglio Renzi di convocarci al più presto, perché pensiamo che solo attraverso un dialogo costruttivo con il Presidente si possano ottenere fatti e non parole.
RSU
Lucchini e Lucchini Servizi
FIM/FIOM/UILM
Piombino 28/08/2014

giovedì 28 agosto 2014

Lucchini, operaio fa lo sciopero della fame

«Nessuna risposta dal Governo, futuro incerto. Sarò per due giorni seduto nella rotonda all’ingresso della città»

PIOMBINO. «L'estate è quasi terminata e la situazione dello stabilimento Lucchini di Piombino è sempre più drammatica. Dopo lo spegnimento dell'altoforno, avvenuto nell' aprile scorso, adesso si è fermata anche la cokeria». Comincia così la lettera che Paolo Francini, operaio della Lucchini, ha indirizzato oggi, giovedì 28, alla presidenza del Consiglio, al presidente della Regione Rossi e al segretario nazionale della Fiom, in cui annuncia un nuovo sciopero della fame per sensibilizzare le Istituzioni sulla vicenda dello stabilimento.

«Io sono solo un lavoratore (iscritto alla Fiom) di 54 anni che dal 1980 lavora nella fabbrica di Piombino - scrive Francini - Non ho altro modo di esprimere la necessità di riprendere la lotta per i nostri diritti e per il lavoro, se non quello di mettermi in gioco personalmente. Per cui dalle ore 8 di sabato 30 agosto alle ore 8 di lunedì 1 settembre sarò all'ingresso della città di Piombino, nell' aiuola pubblica all'ingresso della Sol, facendo lo sciopero della fame. Sarà banale, ma è vero: chi lotta può perdere, ma chi non lotta ha già perso!! E se si perde questa volta, lasceremo alle nuove generazioni un futuro di miseria e disperazione».
«Nessuna delle promesse del Governo è stata mantenuta - aggiunge nella lettera - l'impegno a non spegnere l'altoforno, l'arrivo della Concordia a Piombino e lo stesso accordo di programma appare di difficile e lunga applicazione. Forse addirittura una grande scatola vuota. Fin troppo facile constatare che Piombino e i suoi lavoratori sono stati traditi e abbandonati, senza scrupoli. Anche la proposta di acquisto dello stabilimento da parte del gruppo indiano (ammesso che vada in porto) non può essere la soluzione definitiva, in quanto assicurerebbe il rientro in fabbrica solo a 700 persone, riassunte probabilmente, dietro un rigida selezione che una volta si definiva padronale, con diritti e salari da terzo mondo. Non è accettabile una soluzione per alcuni, mentre altri restano nell' incertezza; così scateneremmo solo una guerra fra poveri. L'unico percorso condivisibile - conclude - è quello che assicura lavoro stabile, con la salvaguardia dei diritti acquisiti per tutti, lavoratori diretti e dell' indotto. Questo si può ottenere in un solo modo: tornando a produrre acciaio allo stabilimento di Piombino».
28 agosto 2014

Lucchini, pronta la nuova offerta di Jindal

-Il Tirreno-
di Cristiano Lozito
PIOMBINO gio 28 ago, 2014



Jindal presenterà una nuova offerta vincolante entro la metà di settembre, che conterrà una cifra più alta di quella definita «simbolica» da più fonti, ma comunque lontana da quella somma intorno ai 70 milioni che il commissario straordinario della Lucchini, Piero Nardi, si attendeva alla chiusura del bando. Oltre ai laminatoi e agli impianti marittimi, con l’impegno a riassumere 700-800 operai, la Jsw nell’offerta inserirà la richiesta di alcune aree retroportuali che le interessano per lo sviluppo di un progetto legato alla logistica.
Al momento manca però l’impegno più importante e atteso, ossia quello di un piano industriale che preveda la realizzazione di un forno elettrico e di un Corex. Questo in sintesi, secondo fonti sindacali, è il quadro emerso dall’incontro di ieri mattina tra i segretari di Fim, Fiom, Uil, le Rsu e il capo del personale Lucchini, Riccardo Grilli. Era assente infatti Nardi, reduce dalla missione in India che ha prodotto questi risultati. Il commissario dovrebbe incontrare i segretari dei sindacati metalmeccanici la prossima settimana. Di questi temi si parlerà stamani al consiglio di fabbrica, chiamato a decidere sulle iniziative da prendere.
Per Fabrizio Toninelli, della segreteria provinciale Uilm, «è sempre più chiaro che se si vuole che Piombino torni a produrre acciaio serve un intervento concreto di Matteo Renzi e del Governo nei confronti di Jindal. Il dato positivo è che si va verso una chiusura della trattativa in modo da avere un interlocutore, ma sul piano dei contenuti dell’intesa restano molte incertezze». Jindal dunque, al di là delle schermaglie agostane tra annunci di accordi chiusi (Renzi) e di frenate nella trattativa (i vertici dell’azienda indiana), arriverà a Piombino.
L’impressione generale però è che per ottenere impegni chiari sul ritorno alla produzione occorrerà l’intervento diretto del Governo (e ieri in un incontro sulle crisi industriali del Paese a Palazzo Chigi, di Lucchini hanno parlato il premier e il segretario della Fiom Maurizio Landini), in grado di mettere sul piatto nuovi incentivi, al momento di natura imprecisabile. In ogni caso preoccupano i tempi di tutta quanta l’operazione, con l’autunno alle porte e l’incertezza sui tempi e sulla portata dal punto di vista occupazionale delle bonifiche finanziate con 50 milioni dal ministero dell’Ambiente.
I lavori di bonifica però potrebbero essere allargati a una parte dell’area a caldo, se prenderà corpo l’ipotesi che la Regione destini a questo scopo almeno una parte dei 60 milioni messi a disposizione nell’Accordo di programma.

mercoledì 20 agosto 2014

VERTEK Condove
Lo stabilimento Valsusino fuori dalla cessione
dell'ex gruppo Lucchini


sabato 16 agosto 2014

Jindal frena sull'ex Lucchini

Matteo Meneghello




Le trattative tra Jindal south west e Lucchini, per rilevare gli asset di Piombino di quest'ultima, proseguono in maniera serrata, ma per il closing bisognerà aspettare ancora alcune settimane. A smentire l'ottimismo del premier Matteo Renzi (sabato scorso aveva detto che per la firma degli indiani è «questione di giorni») è la stessa agenda del commissario straordinario di Lucchini, Piero Nardi. Secondo indiscrezioni, nei prossimi giorni il professionista è atteso in India, proprio per proseguire il confronto con Jindal (nei giorni scorsi una delegazione indiana era a Roma e probabilmente nella stessa occasione c'è stato un minivertice con Renzi). 
Il confronto con il colosso siderurgico asiatico (14,3 milioni di tonnellate il potenziale produttivo annuale) prosegue da alcune settimane. Da quando, cioè, il ministero dello Sviluppo economico ha autorizzato il commissario straordinario ad avviare una trattativa privata per ottenere un'offerta migliorativa rispetto a quella presentata da Jsw nell'ambito del bando di vendita. I tempi si annunciano molto più lunghi (almeno fino a metà settembre, secondo alcune fonti) rispetto a quanto pronosticato da Renzi. Solo dopo il vertice in India il comitato di sorveglianza di Lucchini e il ministero potranno avere qualche elemento in più per valutare, ed eventualmente accogliere, la proposta di acquisto del gruppo guidato da Sajjan Jindal. La svolta è ancora lontana: lo stesso cfo del gruppo Jindal, Seshagiri Rao, ha detto nei giorni scorsi che «al momento non è stato concluso alcunchè», aggiungendo di non avere in programma viaggi in Italia per ulteriori discussioni.
Fin dalla prime ore successive all'apertura delle buste la trattativa è apparsa in salita. Con la cessione il commissario puntava alla soddisfazione dei creditori privilegiati e di parte dei chirografari, ma l'obiettivo è sembrato subito lontano. L'offerta economica degli indiani è molto bassa; per alcuni, addirittura, Sajjan Jindal sarebbe disposto a versare solo un prezzo «simbolico» per gli asset di Piombino. Ma il braccio di ferro tra i vertici indiani e la procedura non riguarda solo il prezzo d'acquisto. Le due delegazioni in questi giorni hanno lavorato soprattutto per limare le distanze riguardanti il piano sociale e occupazionale (che dovrà comunque essere sottoposto al vaglio dei rappresentanti dei lavoratori) e le prospettive di investimento (le istituzioni e i sindacati premono perchè vengano messi nero su bianco interventi che consentano a Piombino di continuare a produrre acciaio anche in futuro, come per esempio gli investimenti nel forno elettrico e nel Corex per la ghisa). 
Jindal, secondo quanto ha riferito il commissario lo scorso 14 luglio, all'apertura delle buste, ha presentato un'offerta solo per i tre laminatoi (uno per barre e billette, uno per rotaie e materiale per armamento ferroviario, un terzo per la vergella) e non per l'area a caldo – l'altoforno è stato messo in stand by alla fine di aprile, la cokeria è ferma da fine luglio –, e questo aspetto preoccupa i sindacati, visto che l'area a freddo potrebbe assorbire solo 800 lavoratori. Jsw ha presentato un'offerta anche per gli asset portuali, per Vertek Piombino e per il 69,27% di Gsi, società controllata che produce sfere d'acciaio per il settore minerario. Nardi proseguirà in India il suo dialogo per verificare la possibilità di un miglioramento dell'offerta indiana (in fase di trattativa, secondo alcune fonti, Jsw avrebbe ventilato la possibilità di rinunciare al laminatoio per le barre).
Resta aperto anche il confronto con le altre società che hanno presentato offerte per gli altri bandi, in particolare con Duferco-Feralpi. L'obiettivo è ottenere un'offerta migliorativa per il laminatoio del Caleotto, a Lecco (anche in questo caso l'offerta è stata giudicata deludente): gli interessati hanno tempo fino al 2 settembre per formulare una proposta più convincente.

matteo.meneghello@ilsole24ore.com  15/8/2014

martedì 12 agosto 2014



Spunta un'offerta indiana per la Lucchini

Secondo alcune indiscrezioni di stampa, il gruppo siderurgico potrebbe finire nelle mani del tycoon indiano Sajjan Jindal per una cifra simbolica. A suo carico però rimarrebbe il rilancio della società che diventerebbe la testa di ponte europea per la produzione di acciaio indiana


MILANO - Avranno parlato certamente dei due marò, ma al centro del colloquio telefonico tra il premier italiano Matteo Renzi e il primo ministro indiano, Narendra Modi, potrebbe esserci stato anche il passaggio della Lucchini, la società di siderurgia operativa tra gli altri siti anche a Piombino, al gruppo indiano della Jsw.

A rilevare la società, passata dai russi della Severstal al tribunale fallimentare dopo il crac del 2012, secondo indiscrezioni di stampa, potrebbe essere il miliardario indiano Sajjan Jindal il quale sarebbe pronto a caricarsi dell'onere del rilancio comprando il marchio per una somma simbolica. L'operazione sarebbe funzionale alla lavorazione dell'acciaio esportato dall'India per il mercato europeo. L'evetuale offerta confermerebbe il rinnovato interesse da parte dei grandi gruppi presenti nei Paesi emergenti per il disastrato settore dell'acciaio europeo, alle prese con un difficile momento di transizione. L'offerta del gruppo indiano non è l'unica sul tavolo del governo che ha già ricevuto l'interesse da parte della inglese ArcelorMIttal per l'Ilva di Taranto, mentre il Ministero dello Sviluppo Economico ha autorizzato sempre il commissario delle imprese del gruppo Lucchini a stipulare con il gruppo Arvedi il preliminare di vendita relativo al complesso aziendale Lucchini di Trieste, un'operazione di interventi di risanamento ambientale e di investimenti per complessivi 172 milioni di euro tra il 2014 e il 2016.

Quanto a Sajjan Jindal,  è diventato uno dei principali imprenditori indiani dopo aver ereditato parte dell'Op Jindal group, un gigante da 18 miliardi di dollari di fatturato, dal padre Om Prakash Jindal. Non è detto poi che l'operazione possa facilitare i rapporti tra i due governi nella difficile trattativa per riportare a casa i due marò.