martedì 16 settembre 2014

Jindal: meno di 100 milioni di dollari per comprare la Lucchini

Il presidente della Jsw ha parlato a Mumbai della sua offerta per i laminatoi piombinesi.




E’ un’offerta sotto i 100 milioni di dollari (circa 75 milioni di uero) quella presentata dalla Jindal South West per l’acquisizione dei laminatoi Lucchini. E’ stato lo stesso Sajjan Jindal, presidente della società, ad affermarlo a margine di un evento a Mumbai, secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa Reuters. Jindal avrebbe anche spiegato che non si farà carico dei debiti della società. Nei prossimi giorni il commissario straordinario della Lucchini, Piero Nardi, presenterà l’offerta indiana al comitato di soerveglianza, passaggio preliminare al giudizio che spetterà al ministero dello Sviluppo economico.




16 settembre 2014

giovedì 11 settembre 2014

Lucchini: «Arrivata offerta migliorativa da parte di Jindal»

Gli indiani hanno consegnato questa mattina la loro proposta negli uffici del notaio David Morelli. Per Gsi possibile un’«asta impropria»

PIOMBINO. La Jsw di Sajjan Jindal ha presentato l’offerta vincolante per la Lucchini al commissario straordinario Piero Nardi. Pochi dettagli al momento, visto il lapidario comunicato dell’amministrazione straordinaria Lucchini: «Questa mattina – dice la nota – è stata ritirata presso lo studio del notaio David Morelli l’offerta vincolante migliorativa, relativa alla procedura di vendita del complesso aziendale di Piombino, presentata dalla società indiana Jsw Steel Limited. Il commissario straordinario, dottor Piero Nardi, con l’assistenza dei legali, del management aziendale e dei periti che assistono la procedura, avvierà quanto prima l’analisi dell’offerta ricevuta. I contenuti di questa verranno resi noti al Comitato di sorveglianza e al ministero dello Sviluppo economico, al termine del processo istruttorio, per quanto di loro competenza».
Il comunicato poi spiega la situazione rispetto alle altre procedure di vendita in corso: «Per quanto riguarda Trieste – dice la nota – è stato firmato ieri tra il commissario straordinario e il gruppo Arvedi il contratto preliminare di vendita dello stabilimento; la firma del contratto definitivo è subordinata, come da procedura, ad alcune condizioni sospensive tre le quali: firma dell’accordo di programma, accordo sindacale, autorizzazione antitrust, accordo con Elettra, rilascio concessioni aree demaniali. Per la cessione di Lecco è stata accordata a Feralpi-Duferco una proroga fino al 15 ottobre per presentare l’offerta vincolante migliorativa; per Gsi sono attese le offerte vincolanti migliorative dalle società interessate all’acquisizione, richieste entro il 16 settembre.
Qualora vengano ritenute non soddisfacenti, si passerà alla fase di “asta impropria”, ponendo come base l’offerta più elevata; per quanto riguarda infine lo stabilimento di Condove, si procederà  nei prossimi giorni alla richiesta di offerte vincolanti».
11 settembre 2014     
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  • mercoledì 10 settembre 2014


    Lucchini-Jindal alla stretta finale

    Matteo Meneghello




    Un blitz in sede «politica», per superare l'ultimo stallo e risolvere quei nodi – in particolare, pare, quelli relativi alla necessità di un approvvigionamento a condizioni convenienti di gas e di energia elettrica – che il commissario non avrebbe mai potuto sciogliere, limitato com'è dai vincoli del mandato ministeriale. Dopo il vertice tra il presidente di Jsw Sajjan Jindal, il premier Matteo Renzi e il presidente della Regione Toscana, la trattativa per la cessione degli asset toscani del gruppo Lucchini ritorna nell'alveo della procedura commissariale. È attesa per questa settimana l'offerta definitiva, migliorata rispetto a quella iniziale, degli indiani di Jindal south west. Un'offerta che riguarderà solo i laminatoi (6-700 gli addetti riassunti dalla procedura) e l'area portuale, ma che, a latere, dovrebbe contenere le linee generali di un piano industriale per il mantenimento dell'area a caldo, probabilmente centrato sulla realizzazione di un forno elettrico affiancato da un impianto di preriduzione. Per la presentazione del piano vero e proprio, invece, tutto è rimandato ai prossimi mesi, con la definizione di un documento che, come ha scritto lo stesso Sajjan Jindal sabato sul libro delle presenze della prefettura di Firenze, «riporterà Piombino ai vecchi giorni di gloria».
    Per Jindal l'acquisizione di Lucchini significa entrare sul mercato europeo dell'acciaio dalla porta principale. Piombino, con l'area portuale, è una scelta ideale per confrontarsi con un mercato competitivo ed evoluto, anche se oggi in forte difficoltà per eccesso di capacità installata. Potrebbe essere un errore, però, ridurre l'operazione Jindal-Lucchini solo a una scelta «commerciale». Se l'operazione avrà successo, con tutta probabilità la produzione di rotaie di Piombino continuerà ad essere rifornita con i blumi del gruppo indiano. Per le billette destinate alla barra e alla vergella, però, potrebbe essere strategico potere contare su una produzione in loco, vista la necessità di flessibilità nella gamma e nella qualità dei prodotti. Da qui l'esigenza di mantenere l'area a caldo, assecondando le pressioni e le richieste del sindacato e delle istituzioni. La Regione e il Mise hanno previsto una dotazione specifica, a questo scopo, nell'accordo di programma. Il presidente della Regione Enrico Rossi, sabato, ha ricordato che la parola chiave dell'incontro è stata «competitività», e ha sottolineato che «in cambio del suo impegno Jindal ha chiesto che si realizzi quanto scritto nell'accordo di programma: condizioni esterne, condizioni ambientali, il porto, supporto ai finanziamenti per la costruzione di una nuova area a caldo. L'approvvigionamento di energia – ha detto Rossi – è una delle questioni da studiare, è la questione decisiva». Si tratta di argomenti che esulano dai «poteri» del commissario straordinario Piero Nardi e che non potevano essere affrontate in trattativa. Nell'incontro con Renzi e Rossi, Jindal ha insistito molto sulla necessità di avere gas a prezzi competitivi: l'obiettivo è potere contare su un ambiente più liberalizzato nel comparto del metano, sulla possibilità di avere contratti di lungo periodo, magari facendo in modo che venga «riservato» uno stock di gas per l'intero comparto siderurgico italiano. Una richiesta di garanzie preceduta da un approfondimento tecnico a più livelli – Sajjan Jindal ha incontrato anche l'ex commissario di Ilva Enrico Bondi, con il quale non si esclude una partnership tecnica, almeno nel breve periodo – ora all'attenzione del Governo, e che conferma la volontà di realizzare a Piombino un impianto di preriduzione in grado di alimentare un forno elettrico da 600-700mila tonnellate, riducendo la necessità di apporto di rottame (l'industria indiana non ha una grande tradizione in questo ambito). Jindal potrebbe utilizzare a questo scopo il rigassificatore di Livorno. Per l'energia elettrica, resta in campo l'ipotesi di realizzazione di una centrale a carbone da 900 megawatt, presentata dalla società B&S Global Energy.

    domenica 7 settembre 2014

    Il Sole 24 Ore

    Jindal accelera su Piombino

    Matteo Meneghello


    L'incontro è stato organizzato nella massima riservatezza. Un summit – quello tra il premier Matteo Renzi, il presidente di Jsw Sajjan Jindal, e il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi – che ha dato un colpo d'acceleratore verso il closing finale dell'operazione Jindal-Lucchini (atteso nei prossimi giorni), lasciando anche aperta la possibilità che a Piombino si ritorni a produrre acciaio. Sajjan Jindal al termine dell'incontro ha scritto nel libro delle visite della Regione Toscana di sperare «che Piombino torni ai vecchi giorni di gloria con il nuovo piano industriale». Ora «riprende la speranza per la produzione di acciaio a Piombino – ha confermato Rossi al termine dell'incontro –. C'è l'impegno di tutti e c'è anche collaborazione, poi vedremo i risultati». Rossi ieri ha esplicitamente confermato che Jindal è disposto a investire nell'area a caldo, aggiungendo che, però, gli indiani «hanno posto il problema dell'approvvigionamento dell'energia».
    E il futuro dell'area a caldo piombinese potrebbe passare per il preridotto (tecnica per la produzione della ghisa senza l'utilizzo del carbone). Dopo essere stato il perno del progetto industriale di Enrico Bondi per il rilancio dell'Ilva (progetto poi abbandonato), questa volta è l'altro grande ciclo integrale italiano, quello della Lucchini di Piombino, ad accarezzare l'idea di utilizzare la preriduzione per mantenere viva l'acciaieria, garantendo così un equilibrio occupazionale (2.056 addetti) e industriale più solido rispetto a quello offerto dalla sola laminazione. Secondo due fonti industriali l'ipotesi di utilizzare il preridotto in un eventuale ripristino dell'area a caldo della Lucchini (oggi sia altoforno che cokeria sono fermi) sarebbe stata suggerita in queste settimane agli indiani di Jindal south west (Jindal è anche nella short list per l'operazione Ilva).
    Fino a oggi, a Piombino, sembrava essere il Corex, insieme a un forno elettrico, la strada privilegiata per dare un futuro anche all'acciaieria (Jsw ha formulato un'offerta solo per i tre laminatoi e il rilancio della proposta di acquisto non si scosterà da questo perimetro), come chiedono sindacati e istituzioni locali. 
    Gli indiani possiedono però anche un forte know how nell'utilizzo del preridotto: proprio nelle scorse settimane Jsw ha raggiunto un accordo per rilevare le attività di Welspun Maxsteel, con una capacità installata da 0,9 milioni di tonnellate. L'India, con 14,637 milioni di tonnellate di Dri prodotto nel 2013, è insieme all'Iran il maggiore produttore mondiale. Anche questa soluzione concilierebbe il mantenimento dell'area a caldo con la tutela ambientale. Jindal, a questo proposito, avrebbe avuto nelle scorse settimane anche un colloquio con l'ex commissario di Ilva Enrico Bondi, che nel 2003 era stato chiamato in Lucchini dal presidente Luigi Lucchini per risanare il gruppo (che poi fu ceduto ai russi di Severstal). Nel colloquio con Bondi si sarebbe parlato, in tutta probabilità, anche dell'esigenza del mantenimento dell'area a caldo con la preriduzione. L'ipotesi è suggestiva. Per Piombino, che per alimentare un eventuale impianto potrebbe utilizzare il rigassificatore di Livorno, non si tratterebbe neppure di una novità: negli anni passati, prima del commissariamento di Nardi, in Lucchini era stato studiato un progetto per realizzare un impianto di preriduzione. La variabile determinante, come è stato per il piano industriale disegnato da Bondi per Ilva, resta però il prezzo. Gli indiani potrebbero anche non essere disposti a mettere a disposizione la massa d'urto garantita dalle attività del gruppo: per questo motivo potrebbe essere funzionale allo scopo, secondo alcuni osservatori, anche la possibilità che si concordi con il Governo un tavolo di negoziazione con i principali produttori, allo scopo di ottenere un prezzo del gas calmierato. Un'opportunità che, in un secondo momento, potrebbe anche essere colta da altre aziende siderurgiche. «Due gruppi italiani, Pittini e Abs – spiega il presidente della commissione Industria al Senato, Massimo Mucchetti – stanno seriamente valutando la soluzione del preridotto per sostituire il rottame, sempre più scarso e di cattiva qualità». Secondo Mucchetti è «molto positivo che Jindal si affacci su Piombino, per non parlare di Taranto. Trovo interessante – ha aggiunto – che si discuta di innovare verso sistemi di produzione non più dipendenti dal carbone». Secondo Mucchetti «il governo ha troppo frettolosamente sposato la tesi di parte dei siderurgici italiani ed europei, contraria al preridotto: è bene che i giudizi sui piani industriali e tecnologie siano più approfonditi. Il governo deve essere in grado di farsi un'idea propria, non influenzata da lobbies».
    La discussione con Jindal resta aperta, in attesa dell'offerta definitiva. Secondo altri osservatori, non sarebbe da escludere neppure l'alternativa rappresentata dal rottame (nonostante la scarsa confidenza degli indiani in questo ambito): gli indiani potrebbe puntare a realizzare un grosso hub per il proprio rottame nel Mediterraneo, e con parte di quello alimentare un eventuale forno elettrico.
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